Ecomafie, Puglia seconda in Italia per rifiuti tombati: i traffici dall'Italia e la denuncia di Coldiretti e Legambiente

Ecomafie, Puglia seconda in Italia per rifiuti tombati: i traffici dall'Italia e la denuncia di Coldiretti e Legambiente
di Andrea TAFURO
4 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:14

La Puglia al secondo posto della classifica nazionale dell’illegalità ambientale con 3.600 infrazioni, e con lo smaltimento illegale dei rifiuti divenuta una delle principali attività delle ecomafie che non si arrestano né conoscono crisi. Numeri evidenziati da Coldiretti che fanno il paio con i dati del report 2019 di Legambiente in cui le province di Bari, Lecce, Foggia e Taranto si trovavano rispettivamente al quinto, nono, tredicesimo e diciassettesimo posto nazionale. Campagne e aree naturali come discariche a cielo aperto, denunciate da Coldiretti Puglia, in riferimento agli oltre 100 mila metri cubi di rifiuti, costituiti principalmente da materiali inerti derivanti dalla demolizione di edifici, illecitamente sversati su un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, all’interno del Parco naturale regionale “Lama Balice” a Bitonto in provincia di Bari.

I dati allarmanti

Lo smaltimento illegale dei rifiuti in Puglia fa registrare il 28,7% delle infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti sul totale nazionale, secondo i dati dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare promosso da Coldiretti che riferisce come, sulla base degli accertamenti della magistratura, negli ultimi 20 anni in Puglia siano stati sversati, tombati o bruciati rifiuti di ogni genere. «E’ inaccettabile - denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - che le aree rurali vengano utilizzate come discariche a cielo aperto, depauperando un territorio curato e produttivo, inquinando la terra e il sottosuolo, arrecando un danno ingente all’imprenditore agricolo che spesso è chiamato a rimuovere i rifiuti sversati da altri, se non riesce a dimostrare di non averli prodotti.

Si tratta di un fenomeno grave ed in escalation, dove a sversare rifiuti di ogni genere non sono più soltanto i gruppi criminali, ma anche residenti che scaricano nelle aree rurali ogni genere di rifiuto, oltre a materiale edilizio abbandonato dalle ditte, senza il minimo rispetto della proprietà privata degli agricoltori e arrecando un danno ambientale e di immagine incalcolabile».

Di fronte alle emergenze che si rincorrono – continua la Coldiretti regionale – «occorre adottare tutti gli accorgimenti a tutela della sicurezza e della salute, accertare le responsabilità e avviare le necessarie azioni di risarcimento danni diretti ed indiretti a favore delle comunità e delle imprese colpite. Sul piano strutturale – conclude la Coldiretti Puglia – occorre salvaguardare le aree a vocazione agricola, evitando l’autorizzazione di insediamenti potenzialmente a rischio e proteggendole con i controlli da quelli abusivi».

Focus sul Salento

Di fenomeno diffuso anche in Salento parla il direttore di Coldiretti Lecce, Gerardo Farina Rampolla. Una nuova “terra dei fuochi”, così come rappresentata nell’operazione “All Black”, del maggio scorso, eseguita dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, i carabinieri del Noe e i finanzieri del comando provinciale della Guardia di finanza di Taranto, che hanno arrestato 13 persone nelle province di Lecce, Taranto, Brindisi, Palermo, Cosenza, Reggio Calabria, Salerno, Napoli e Caserta, ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti sul territorio nazionale e riciclaggio, con 600 chili di rifiuti tombati nei terreni tra la provincia di Lecce e di Taranto. Un fenomeno illecito, andato in crescendo negli ultimi due anni, così come sottolineato anche dal presidente regionale di Legambiente Puglia, Ruggiero Ronzulli. «Cementificazione illegale, agromafie ed ecomafie sono purtroppo in espansione, complice la pandemia che ha diminuito la presenza dei controlli sul territorio. In Salento la maggior parte di rifiuti tombati li abbiamo riscontrati in cave e zone periferiche abbandonate, con seri danni dal punto di vista ambientale. In attesa del nuovo report programmato per il prossimo ottobre, con dati del 2021 – conclude Ronzulli - auspichiamo dunque una maggiore presa di coscienza e l’intervento costante delle forze dell’ordine per limitare il proliferare delle discariche abusive sull’intero territorio regionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA