Il Riesame dice no alla scarcerazione dell'avvocato D'Agata

L'avvocato Francesco D'Agata
L'avvocato Francesco D'Agata
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Mercoledì 2 Novembre 2016, 20:49
Respinta la richiesta di revocare o attenuare la misura cautelare che tiene in carcere dal 12 ottobre l'avvocato dello Sportello dei Diritti, Francesco D'Agata, 38 anni, di Lecce, con l'accusa di aver falsificato una sentenza per trattenere circa 300mila euro. I giudici del Tribunale del Riesame (presidente Pia Verderosa, a latere Antonio Gatto e Paola Capano) non hanno accolto la tesi dell'avvocato difensore Luigi Rella sulla mancanza di esigenze cautelari.
In aula anche il pubblico ministero Massimiliano Carducci che ha esposto le conclusioni dell'ultima informativa dei finanzieri della sezione di polizia giudiziaria distaccata in Procura, a firma del tenente colonnello Francesco Mazzotta,  per chiedere che l'avvocato D'Agata restasse in carcere.
Il legale si era rivolto al Riesame dopo che il 24 ottobre scorso il giudice per le indagini preliminari, Cinzia Vergine, aveva respinto la richiesta di concedere i domiciliari all'indagato o di annullare la misura.  La decisione era stata presa potendo contare sui riscontri fatti dal pubblico ministero Carducci (parere contrario, il suo) e dai finanzieri. Presente all’interrogatorio in carcere del 14 ottobre, il magistrato volle sentire nuovamente la cliente a cui il Tribunale di Trieste aveva liquidato 635mila euro quale risarcimento per un incidente stradale subito nel 2010 e che si sarebbe vista consegnare copia di quella sentenza con la cifra cambiata: 335mila euro.
Fu ascoltata la donna, ma anche il marito. E gli inquirenti si premurarono  anche di verificare nuovamente i flussi  bancari per avere ulteriori certezze sull’accusa che D’Agata avrebbe movimentato circa 80mila euro della cliente, avendo a disposizione l’accesso e l’uso di due suoi conti bancari.
E, dunque, se l’indagato ha messo al centro di quel giro vorticoso di denaro e di falsi la possibilità che fosse stata la cliente ad architettarlo per evitare di scatenare le bramosie del marito, la donna ha negato tutto. E il marito ha aggiunto che, piuttosto, sarebbe stato l’avvocato D’Agata a non gradire la sua presenza durante gli incontri in studio. Ed ha aggiunto che il legale avrebbe preferito parlare da solo con la moglie anche quella volta che li avrebbe raggiunti a casa per consegnare la sentenza.
La cliente, infine, ha negato di aver falsificato la sentenza, non avendo - appunto - alcun interesse a farlo. Ora del caso si occuperà una terna di giudici: l’avvocato Rella ha depositato al Tribunale del Riesame un’istanza per fare presente la mancanza di esigenze cautelari. E’ probabile che l’udienza sarà fissata per la prossima settimana, dopo che i giudici esamineranno il fascicolo che contesta all’avvocato D’Agata le ipotesi di reato di truffa aggravata dal aver approfittato delle condizioni di “minorata difesa” della cliente, il falso ed anche l’infedele patrocinio
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