Traffico di droga a Lecce, il boss Briganti al giudice: «Sono stanco, vorrei voltare pagina»

Un momento della conferenza stampa sull'operazione "Game Over"
Un momento della conferenza stampa sull'operazione "Game Over"
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Martedì 12 Aprile 2022, 18:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 10:44

L'inchiesta “Game Over” che una manciata di giorni fa ha portato all'arresto di 17 persone per traffico di droga lo indica ancora oggi come il capo indiscusso del clan che, nella Lecce barocca, porta il suo nome: Briganti. Stavolta a Pasquale Briganti, conosciuto come Maurizio, non è stato contestato il reato di associazione mafiosa, ma ieri, quando nell'interrogatorio di garanzia è stato ascoltato dal giudice Marcello Rizzo, ha detto la sua, con un pensiero alla sua storia, al suo curriculum criminale, alle condanne già subite. «Sono stanco. Ho già pagato e vorrei riuscire a voltare pagina una volta per tutte, dedicarmi alla mia famiglia, ma il mio nome viene tirato in ballo ingiustamente»: queste le parole del boss che quattro giorni fa è tornato in carcere dopo due mesi trascorsi fuori. Aveva trovato lavoro in una nota pizzeria della città (la storia completa è nell'articolo allegato, ndr).

L'inchiesta

Il 52enne leccese - assistito dall'avvocato Roberta Capodieci che oggi sostituiva il collega Antonio Savoia - nega, dunque, di essere stato parte attiva nell'organizzazione che avrebbe messo in piedi un fiorente traffico di droga e gestito un sistema di estorsioni perpetrato ai danni degli ambulanti della città capoluogo del Salento, costretti a pagare - secondo gli investigatori - dai 20 ai 50 euro per poter lavorare. 

Gli altri interrogatori

Sempre questa mattina, 12 aprile, hanno sostenuto l’interrogatorio di garanzia tutti gli altri destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita quattro giorni fa dagli agenti della Squadra mobile di Lecce.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Fabio Briganti, 50enne (assistito dall’avvocato Angelo Vetrugno); Daniele De Vergori, 22enne (con l’avvocata Mariangela Calò); il cognato di Maurizio Briganti, Sergio Marti, 48enne (difeso dall’avvocato Savoia); Aleandro Capone, 26enne (con gli avvocati Salvatore Rollo e Marco Caiaffa); Francesco Capone detto “Checco o Facciune”, 28enne, e Carlo Gaetani detto “Carletto” 37enne (con l’avvocato Giuseppe De Luca); Giuseppe Guido, 32enne (con l’avvocato Giuseppe Presicce); Nicola Pinto detto “Nico”, 34enne (difeso dagli avvocati De Luca e Ladislao Massari); Carlo Zecca, 33enne (con l’avvocato Savoia). 

Hanno negato ogni addebito Gianluca Stella, detto “Luca o Ciotta”, 32enne (con l’avvocato Presicce) e Senad Amethovic, 29enne (assistito dagli avvocati Benedetto Scippa e Ladislao Massari). Giorgio Piccinno, 32enne di Maglie rappresentato dall'avvocato Alberto Corvaglia, ha invece confermato il contenuto delle intercettazioni in merito a due episodi di spaccio.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, anche gli altri quattro ai domiciliari, tutti di Lecce e con braccialetto elettronico: Nicolò Greco, 23enne, (con l’avvocato Giancarlo dei Lazzaretti); Domenico Persano detto “Mimmo”, 62enne (con l’avvocato De Luca); Enzo Quaranta, 36enne e Silvia Renna, 29enne (con l’avvocato Pantaleo Cannoletta). 

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