Dopo Lecce, anche Nardò: prime nozze gay

Una torta nuziale
Una torta nuziale
di Maurizio TARANTINO
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Sabato 3 Settembre 2016, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 18:30
Dopo Lecce, toccherà a Nardò celebrare le prossime nozze gay. Ancora non c’è nulla di ufficiale, ma c’è chi ha voluto informarsi subito dopo l’entrata in vigore della legge, confermando l’intenzione di fare il “grande passo”. Due le coppie di uomini che, nelle prossime settimane, si recheranno in Comune per stilare il patto di unione: una delle due sarà in municipio entro la fine dell’anno.
E il sindaco Pippi Mellone ha ribadito di essere a completa disposizione: «Siamo pronti da tempo a celebrare questo particolare tipo di unione. Gli uffici sono stati messi al corrente e hanno predisposto la procedura: non avremo alcuna difficoltà con la regolarizzazione appena arriveranno le richieste».
 
Nardò e Lecce quindi apripista di una pratica che i Comuni del Salento hanno accolto con poche perplessità, cercando di rispettare lo spirito della legge nazionale, passata in Parlamento. C’è invece ancora un po’ titubanza tra chi può usufruire di questa opportunità, uscendo allo scoperto: non sono ancora chiari tutti i passaggi formali e c’è chi preferisce aspettare ancora qualche tempo, in attesa che anche la società ritenga un fatto normale assistere ad unioni tra persone dello stesso sesso. Una resistenza che pian piano sta venendo meno, grazie all’opera di chi, ancor prima che la norma fosse approvata, ha avuto la sensibilità di istituire i primi registri comunali, validi soltanto dal punto di vista simbolico, ma di grande impatto per la battaglia portata avanti da associazioni e partiti.
È stato Trepuzzi il primo comune salentino a istituire l’albo per le coppie di fatto già nel giugno del 2012 durante la consiliatura di Oronzo Valzano. Merito dell’operazione va all’assessore alle politiche educative, Luigi Renna, che all’epoca fu oggetto di critiche da parte della curia leccese: «Abbiamo deciso di compiere un passo fondamentale per la conquista dei diritti delle persone omosessuali - spiega Renna - ben prima di Milano, che arrivò dopo con l’istituzione del registro voluta dal sindaco Pisapia. L’idea è stata quella di dare uno strumento a chi potrebbe vivere una situazione di difficoltà, dopo anni di presenza in una famiglia, impossibilitato a reclamare i diritti elementari del vivere civile. Adesso manca soltanto la prima ufficializzazione».
Anche Uggiano La Chiesa, ben prima dell’approvazione della legge, aveva deciso di creare un elenco pubblico dove le persone desiderose di certificare la loro unione avrebbero potuto trovare un riconoscimento giuridico pratico, a partire da un legame di solidarietà non per forza sancito dal matrimonio tradizionale, come sottolinea il sindaco Salvatore Piconese: «Una comunità è composta da tante anime, e bisogna tenere conto di tutte le situazioni stando attenti alle discriminazioni. Penso a chi non ha avuto accesso a contributi o a detrazioni solo perché non esisteva una legge che riconoscesse lo stato delle cose. Adesso invece siamo pronti, se ci dovessero essere richieste, a formalizzare chiunque si trovi nelle condizioni previste dai regolamenti». Stesse condizioni a Calimera dove l’assessore Serena Pascali, assessora esterna alle politiche di Welfare, tra le promotrici del registro, non ha ancora ricevuto alcuna segnalazione, ma è convinta che presto ci saranno delle novità, in virtù delle nuove possibilità apertesi con la Cirinnà. Una disponibilità manifestata anche da Copertino e Gallipoli, dove i rispettivi sindaci, Sandrina Schito e Stefano Minerva, non hanno particolari premure, sentendosi al servizio di tutti i cittadini. E saranno in prima persona, senza deleghe, a celebrare i matrimoni gay appena se ne presenterà l’occasione.
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