Distanziamento, ricreazione, pasti: le regole che preoccupano i presidi

Distanziamento, ricreazione, pasti: le regole che preoccupano i presidi
di Maddalena MONGIò
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Venerdì 29 Maggio 2020, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 16:27
Il nuovo anno scolastico? Un rompicapo per dirigenti scolastici e docenti a cui si aggiungono le impellenze dell'esame di maturità. E le nebbie non si sono diradate dopo che il Miur ha reso noto, ieri, il contributo del comitato tecnico-scientifico per il ritorno a scuola a settembre. Dalla ministra Lucia Azzolina e dal ministro Roberto Speranza, squilli di tromba, ma i problemi che affliggono i dirigenti scolastici rimangono irrisolti. «Il Governo è al lavoro per riportare tutti gli studenti in classe. Questo documento è la cornice in cui inserire il piano complessivo di riapertura: poche semplici regole, soluzioni realizzabili che ci permetteranno di tornare tra i banchi in sicurezza», spiega Azzolina. «A questo documento si unirà quello del Comitato di esperti del ministero dell'Istruzione che offrirà spunti che guardano alla ripresa di settembre, ma anche oltre: l'uscita da questa emergenza, come abbiamo sempre detto, deve diventare una straordinaria spinta per migliorare il sistema di Istruzione e per promuovere l'innovazione didattica».

Al momento l'incertezza regna comunque sovrana. Si prevede «il distanziamento interpersonale di almeno un metro, considerando anche lo spazio di movimento. Questa distanza andrà garantita nelle aule, con una conseguente riorganizzazione della disposizione interna, ad esempio, dei banchi, ma anche nei laboratori, in aula magna, nei teatri scolastici. Si passa a due metri per le attività svolte in palestra». Sulla carta è perfetto, ma quando si entra nella scuola e si fanno i conti con gli spazi risulta evidente che lo spartito suona una musica sbagliata. E ancora. «Il consumo del pasto a scuola va assolutamente preservato è spiegato nel documento ma sempre garantendo il distanziamento attraverso la gestione degli spazi, dei tempi (turni) di fruizione e, in forma residuale, anche attraverso l'eventuale fornitura del pasto in lunch box per il consumo in classe». Poi la chicca: «Andranno limitati gli assembramenti nelle aree comuni. Saranno valorizzati gli spazi esterni per lo svolgimento della ricreazione, delle attività motorie o per programmate attività didattiche».

E d'inverno? Al succo la palla viene rimandata alle scuole che, a questo punto, dovrebbero arrangiarsi da sole. «Ciascuna realtà scolastica procederà ad una mappatura e riorganizzazione dei propri spazi si legge nel documento in rapporto al numero di alunni e alla consistenza del personale con l'obiettivo di garantire quanto più possibile la didattica in presenza, anche avvalendosi di spazi in più grazie a collaborazioni con i territori e gli enti locali».

E chi dovrebbe gestire gli spazi in più? Ci sarà una stagione di massicce assunzioni? E in ogni caso bisogna tenere conto delle magre risorse dei bilanci comunali e provinciali che, a questo punto, dovrebbero accollarsi la spesa di nuovi spazi da eventualmente affittare. E i dirigenti scolastici salentini esprimono timori. Dalle scuole numerose - è il caso di Antonella Manca, dirigente scolastico del Liceo scientifico Banzi di Lecce, e di Giovanna Caretto, dirigente scolastica del Liceo scientifico De Giorgi di Lecce - alle scuole con una popolazione scolastica negli standard - è il caso di Dario Cillo, dirigente scolastico del Liceo linguistico, scientifico, classico, Virgilio-Redi di Lecce - le difficoltà accomunano tutti. «In Germania sono tornati a scuola osserva Manca in Italia si fa l'ipotesi di didattica mista che ritengo metodologicamente e tecnicamente sbagliata. Personalmente, ritengo che se ci sono le condizioni si torna a scuola, altrimenti si continuerà con la didattica a distanza per tutti».

Possibilista Caretto: «Sicuramente non potrò tenere 30 alunni in una classe, se la situazione epidemiologica richiede misure restrittive. In ogni caso ho raccolto la sofferenza dei ragazzi impossibilitati a frequentare la scuola e ritengo che pur con frequenza alternata dobbiamo dargli questa possibilità». Cillo rimanda la palla al Governo: «Noi siamo operatori della scuola e non c'è dubbio che le linee guida debbano arrivare da Roma. Il problema è semplice: o si raddoppiano gli spazi e i docenti, altrimenti non c'è una soluzione percorribile. Anche l'ipotesi di differenziare l'ingresso a scuola è di difficile realizzazione perché investe i trasporti pubblici, ma in ogni caso come si dovrebbe gestire l'ingresso differenziato se la frequenza prevede un certo numero di ore di lezione?».
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