Arsenico nell’acqua di falda: «Subito un vertice con Arpa e Asl»

Arsenico nell’acqua di falda: «Subito un vertice con Arpa e Asl»
di Paola ANCORA
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Mercoledì 4 Gennaio 2017, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 13:36
Arsenico nell’acqua. Stagno, Berillio e Zinco nel suolo, nella terra a poca distanza da un opificio che sorge in agro di Diso, ma al confine con Spongano. Lo ha certificato Arpa Puglia, al termine di una lunga odissea fatta di denunce, ricorsi al Tar, indagini dei carabinieri del Noe e battaglie politiche. E se ne discuterà al tavolo tecnico convocato dalla Provincia per il prossimo 10 gennaio con l’obiettivo di «individuare il responsabile dell’inquinamento».
Quell’odissea, che oggi giunge a una svolta importante, ha visto fra i protagonisti anche Giacomo Bortone, 64enne residente a Spongano, proprio a pochi metri dall’impianto.
 
Da anni Bortone combatte per vedere riconosciute le sue ragioni: «Ora è tutto inquinato. E non possiamo dire che sia stata quell’industria – si sfoga l’uomo – ma di certo le autorizzazioni ad aprire sono arrivate in tutta fretta, per anni le analisi hanno dato buoni risultati, mentre le nostre segnalavano i superamenti dei valori limite per quei metalli, fino a che abbiamo scoperto che Arpa i prelievi li faceva a 880 metri dal confine dell’opificio! Ho presentato denunce, esposti: una lotta senza fine per la quale mi sono dissanguato. Nessuno mi ha mai ascoltato». 
Per questi fatti e per il presunto inquinamento provocato dall’impresa è pendente un processo al tribunale di Lecce per inquinamento ambientale, con imputate tre persone, fra i responsabili dell’azienda, accusate di aver effettuato scarichi di acque reflue industriali provenienti dall’attività industriale di zincatura a caldo senza l’autorizzazione obbligatoria e di aver inquinato l’aria, con emissioni che avrebbero provocato diversi problemi respiratori ai residenti della zona. 

«L’assurdo è che quando abbiamo fatto le nostre analisi i valori di Berillio, Stagno e Arsenico sono risultati sballati. Abbiamo portato tutto in Procura - ricorda Bortone - che ha ordinato i carotaggi ad Arpa, la quale però, dopo i suoi prelievi, ha detto che era tutto nella norma. La cosa strana è che il dossier Arpa non era completo di tutti i documenti che si presentano in questo caso. Abbiamo richiesto le carte e abbiamo scoperto che l’Agenzia regionale faceva i prelievi a 880 metri dal confine dell’opificio. I giudici a quel punto hanno richiesto nuovi approfondimenti e, a quel punto, sono venuti fuori gli sforamenti».
Ed è - secondo il racconto di questo cittadino - proprio dopo «diversi solleciti alla Provincia e ad Arpa, che eravamo pronti a denunciare per omissione d’atti d’ufficio visti i ritardi accumulati fino a oggi, che il 15 settembre sono stati effettuati nuovi carotaggi» spiega Bortone. 

Poco dopo, a fine mese, il Consiglio comunale di Diso approva il cambio di destinazione dell’opificio, destinato a diventare una struttura ricettiva. «Ma il nostro timore - continua Bortone - è che in questo modo nessuno si occupi della bonifica, dell’acqua che io ora non posso bere e sono costretto a comprare e del suolo, che è contaminato. Questa era zona agricola, artigianale, non industriale». 
Arsenico, Stagno, Berillio e Zinco, dunque. In concentrazioni anche doppie a quelle massime consentite. I sindaci di Spongano e Diso hanno proibito l’utilizzo a scopo umano e irriguo dei pozzi più vicini all’industria, dismessa nel 2015.

Sul caso interviene il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Cristina Casili. «Il territorio tra Spongano, Andrano e Diso è drammaticamente compromesso dal punto di vista ambientale e sanitario. I dati parlano chiaro. Se ha delle responsabilità l’azienda deve dare risposte e intervenire con una bonifica immediata. Da troppo tempo i cittadini di quel territorio pagano dazio. Discariche con rifiuti tossici e aziende inadempienti hanno creato un fattore cumulativo di inquinanti - continua Casili - per cui oggi molti comuni del Salento hanno aria, suolo e acque contaminate. I sindaci, che hanno la responsabilità sanitaria dei loro comuni, hanno atteso troppo». 

Il prossimo 10 gennaio, quindi, alla Provincia si ritroveranno Regione, Arpa, Asl e Comune di Diso, ma non ci saranno i Comuni confinanti, cioè Spongano e Andrano, che invece vorrebbero avere voce in capitolo. Sia per rassicurare le comunità, che per partecipare alla procedura di «individuazione del responsabile» della contaminazione e, successivamente, per controllare che la bonifica del sito venga effettuata. Fino in fondo.
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