Così per consentire ai disabili di accedere all’anfiteatro romano ed assistere agli spettacoli, è stata sistemata una pedana gialla, con tanto di scivolo, a livello della piazza, mantenuta da un’impalcatura in acciaio. Una pedala “sopraelevata” che accoglierà al massimo tre, forse quattro carrozzelle e non di più. Spontaneo chiedersi a chi sarà concesso l’accesso e a chi no, in base a quali criteri.
Ma tant’è. Per realizzare questa pedana - gialla -, criticata anche da Antonella Celano, presidente di Apmar onlus, Associazione nazionale delle malattie reumatiche, è stata “smontata” o se volete “staccata” o “tagliata” la balaustra dell’anfiteatro romano. Posticcia, per carità rispetto al monumento storico, e risalente agli anni ’30, ma pur sempre parte integrante del monumento custodito nel cuore della città.
Così da qualche giorno su via Fazzi, all’angolo con piazzetta Santa Chiara, è comparso un varco: tolto un pezzo di balaustra, inizia una rampa che porta, sull’ultimo gradino in alto, alla piccola pedana per i diversamente abili.
Un intervento che sarebbe stato effettuato anche precedentemente e che tuttavia ha l’autorizzazione anche della Sovrintendenza. Una volta terminato il periodo estivo con gli spettacoli che si tengono all’interno dell’anfiteatro, la balaustra dovrebbe essere ripristinata, “riattaccando” il pezzo mancante.
La fruibilità dell’anfiteatro romano è una questione che va avanti da anni, ci sono infatti delle difficoltà oggettive di accesso, ma sembra impossibile che si debba arrivare a soluzioni del genere. Tanto più che sono state “criticate” anche da Apmar. La scelta, infatti, separa i normodotati dai disabili in barba ad ogni dignità che non può e non deve essere calpestata.