Lavoro, migranti e agricoltura. Salvini tenta il Sud: «Punto al 15%»

Lavoro, migranti e agricoltura. Salvini tenta il Sud: «Punto al 15%»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 22 Maggio 2019, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 13:02

Piomba a Lecce e si fa in tre, Matteo Salvini. Il blitz in Prefettura per il patto sulla sicurezza, giacca e cravatta da ministro (niente felpe, niente t-shirt), lessico e toni con la sordina, decreti, promesse e risorse. Poi la conferenza stampa con i giornalisti, e le parole cominciano a incresparsi. Infine il comizio in piazza, lampo per la durata e però tutto frecciate, scintille e parole d'ordine leghiste, punzecchiandosi a distanza con l'altra metà della piazza, folta, presente, rumorosa nella contestazione, nei fischi, negli slogan, un gioco di specchi riflessi interrotto fisicamente soltanto da un'area di rispetto presidiata dal nutrito cordone di forze dell'ordine. Il fil rouge salviniano è sempre lo stesso: la grande corsa elettorale, soprattutto al Sud dove punta «al 15%», provando a ingolosirlo con più lavoro, difesa dell'agricoltura e dell'olio locale, sicurezza, stretta ai flussi migratori.
Il ministro dell'Interno ieri mattina ha dedicato a Lecce la fetta più corposa del tour pugliese, e magari sarà stato pure perché domenica il gazebo della Lega è stato preso d'assalto dagli anarco-insurrezionalisti, che hanno anche sferrato un pugno a una simpatizzante leghista 17enne («lei testimonia il bello della democrazia», dirà il vicepremier). A taccuini e microfoni s'è contenuto: «Il mio mestiere è combattere la violenza di ogni colore in ogni piazza. Lo striscione divertente ci sta, l'aggressione a una ragazza no».
Il tabellino leccese descrive molto dell'uomo politico: parole all'essenziale in Prefettura, 11 minuti di comizio dal palco e un'ora e un quarto di selfie, uno ad uno con gli elettori-fan che se lo contendono. Un po' cottimista della foto e un po' maratoneta. E i messaggi? Salvini spazia: il decreto sicurezza («ho lavorato fino a mezzanotte correggendo a mano tutto quello che eventualmente poteva essere cambiato, spero nessuno si metta di traverso. Sono pronto anche domani a votarlo»), la volontà di «cambiare l'Europa», le aspettative elettorali al Sud («raddoppiare il 6-7% fino al 15% sarebbe motivo di orgoglio») che possono far leva anche su sostegni inattesi («Ci appoggia un assessore regionale di centrosinistra? Vuol dire che abbiamo un'ottima squadra e un ottimo programma»). In piazza il leader leghista non lesina attacchi ai contestatori: bisogna «poter esprimere le proprie idee senza paura di essere aggredito da qualcuno che si dice pacifista e poi mena le mani: qui c'è qualche centro sociale da chiudere. Io adoro chi non la pensa come me, ma alle idee, ai libri, alle canzoni si contrappongono idee, libri, canzoni». E ancora, poco dopo: «Con quota 100 stiamo restituendo sorrisi, speranza, anni di vita, diritto alla pensione al lavoro per tanti giovani che altrimenti dovrebbero scappare da Lecce. Certo, per lavorare bisogna avere voglia e non tutti ce l'hanno. Mi piacciono quelli che contestano perché di solito hanno il portafoglio pieno e sono figli di papà, e dicono fate arrivare un sacco di immigrati perché tanto noi problemi a casa non ne abbiamo», invece la promessa è di «chiudere i porti in tutta Europa e questa gente torna a casa col primo barcone disponibile». Terza stoccata: «Dall'anno prossimo che torna obbligatorio lo studio dell'educazione civica, e a qualcuno serve studiare il rispetto di chi non la pensa come te. In un Paese normale stamattina polizia e carabinieri non stanno a tenere a bada qualche decina di figli di papà, ma fanno il loro lavoro per le strade di Lecce».


Ai piedi del palco il calore certo non manca, ma forse non c'è la folla oceanica che il ministro s'aspettava. Al fianco di Salvini c'è tutto lo stato maggiore: Roberto Marti, senatore e padrone di casa; l'altra parlamentare Annarita Tateo; i candidati alle Europee (Andrea Caroppo, Ilaria Antelmi, Antonella Lella, Massimo Casanova), il commissario regionale Luigi D'Eramo, il candidato sindaco leccese Saverio Congedo (che è di Fratelli d'Italia) e i candidati nella lista locale leghista. Il messaggio-cardine è tutto sull'Europa: «Ci entra in casa perché ci vuol sostituire l'olio pugliese che è il migliore al mondo con quello tunisino. Quella sull'agricoltura sarà la prima battaglia che vinceremo, è la prima vittima della politica franco-tedesca», poi «si aggiungono i ritardi delle burocrazie nell'erogazione dei fondi», «ma l'Europa è quella che complica la vita, e che ha imposto la legge Fornero che sto smontando». «Domenica abbiamo l'ultima possibilità per salvare questa Europa ed evitare che diventi uno Stato islamico in cui le donne vanno in giro col burqa e in cui la disoccupazione e la precarietà sono normali. È tre giorni che mi fanno la morale perché ho osato affidare il futuro, la fortuna e la salute dell'Italia a Maria Immacolata, come se a qualcuno desse fastidio parlare del buon Dio che ci protegge. Gente che tace quando tolgono i crocifissi dalle scuole o il presepe, invece di essere orgogliosi della nostra storia, cultura, identità». Riferimenti pugliesi? Un paio: il fabbisogno di infrastrutture «e soprattutto di ferrovie non a binario unico», gli «ospedali chiusi in Puglia per risparmiare» e da «riaprire».
Porta in faccia anche a Berlusconi e all'invito nel Ppe, a colloquio con i giornalisti: «Non mi interessano gli inviti nei partiti, ma avere la forza popolare per fare in Europa quello che sto facendo in Italia.
Sabato a Milano c'erano leader di 12 movimenti europei, saremo centrali e sicuramente non andrò a sedermi al fianco della Merkel», ma «non userò il voto europeo per equilibri e giochini italiani, non chiederò mezza poltrona in più» - assicura. Tra un selfie e una promessa di scalata ai consensi, l'impressione tuttavia è un'altra: le turbolenze di governo non sono certo finite qui.

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