Delli Noci: "A Natale aprirò le Mura urbiche. Io sindaco? Prima il bene della città"

Il vicesindaco Alessandro Delli Noci
Il vicesindaco Alessandro Delli Noci
di di Paola ANCORA
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Domenica 9 Dicembre 2018, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 10:29
Non ha nessuna intenzione di mettere nel cassetto il sogno di sedere un giorno sulla poltrona più ambita di Palazzo Carafa: quella di sindaco. Ma per Alessandro Delli Noci - ieri enfant prodige del centrodestra leccese, oggi vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici dell’amministrazione Salvemini - una cosa è chiara: “Non antepongo, come ho già fatto in passato, un mio sogno al bene di questa città”. 

Con ordine, assessore. A gennaio si attende il via libera ai piani sui conti e sulla Lupiae. Poi cosa dovranno aspettarsi i leccesi, un allargamento della maggioranza a nuovi Finamore o un ritorno alle urne? 

Pur con tutte le buone intenzioni, il dialogo con questa opposizione è e sarà molto difficile. Penso sia già evidente all’opinione pubblica che a Lecce c’è un’opposizione incapace di qualsiasi confronto costruttivo e che vive in perenne campagna elettorale, alimentando polemiche su tutto, anche quando questo rischia di provocare danni alla città e ai leccesi. A loro interessa esclusivamente la visibilità, a qualunque costo. 

Cominciata con il sindaco Perrone l’era delle grandi opere, quali risultati ritiene di aver realizzato in questi 17 mesi?

Sono contento di aver sbloccato i cantieri fermi e impigliati in iter burocratici difficili, come l’ex Massa: il mese prossimo sarà approvato il progetto definitivo per la realizzazione del parcheggio che avviene dopo gli scavi effettuati in questi mesi. Sono soddisfatto di aver ottenuto importanti finanziamenti per la riqualificazione degli alloggi popolari, dalle Case Magno a via Pistoia, e di aver stimolato l’acquisto di ex Enel, che aprirà a Pasqua.

I tempi, per ex Enel, sono dunque slittati ancora. Si era detto in autunno. 

I due privati stanno siglando il contratto. 

Aspettiamo anche - e da tempo - l’apertura al pubblico delle Mura. 

Il 22 dicembre apriremo il Parco delle Mura, con una nuova illuminazione per tutto il complesso monumentale, possibile grazie al recupero di tutte le somme residue di vari finanziamenti regionali e ministeriali. Non solo. Con i fondi rimasti dal finanziamento dei contratti di quartiere riqualificheremo la Trax Road, con una nuova destinazione d’uso: ci saranno un’area giochi, un’area fitness e un bar. Abbiamo riqualificato piazzale Cuneo e metteremo a nuovo il piazzale della stazione e la fontana del quartiere Santa Rosa. Entro Natale, infine, avvieremo i lavori sui lungomare di Torre Rinalda e Torre Chianca.

E’ vero che lei sarebbe pronto a sostituire la Lupiae servizi con una cooperativa di cui sarebbe titolare, come accusano alcuni sindacalisti della municipalizzata?

Questa è una vera e propria infamia. Denuncerò coloro che l’hanno sostenuta, anche durante pubbliche assemblee. Faccio l’imprenditore nel campo dell’Ict per l’aerospazio. Il mio silenzio sulla partecipata è dovuto al rispetto che nutro per il sindaco e il suo lavoro e ancor di più per i lavoratori e le loro famiglie, ma il confronto fra me e il sindaco sulla questione è da sempre costante. La Lupiae va riorganizzata per garantirle continuità. Dopo il pagamento degli stipendi, ora si apre la fase più difficile: il cambio del contratto, che - voglio ricordare - è previsto dalla legge. 

Lei e Salvemini avete ribadito in questi giorni che “il cambiamento non può essere fermato”. Non resta che da capire una cosa: chi si candiderà a sindaco, lei o Carlo Salvemini?

Siamo entrambi concentrati sulla risoluzione di problemi complessi.

Non svicoli. La città vuole sapere. 

Con il sindaco ci siamo detti che il processo avviato 17 mesi fa non si deve né si può interrompere e non avrebbe senso separare oggi le nostre strade. A gennaio ragioneremo insieme su quale sia la via da percorrere, insieme. Non antepongo, come ho già fatto in passato, il mio sogno al bene della città.

Insomma ci sta dicendo che, dopo il via libera ai piani per Lupiae e conti, ci sarà una sorta di “conta” fra le due squadre?

Appartengo a un movimento civico. Mi confronterò con chi ne fa parte e insieme sceglieremo cosa sia più giusto fare per Lecce.

Il governatore Emiliano ha dichiarato di aver “preso un ragazzo di destra e di averne fatto un vicesindaco”. Dunque il civismo di cui Lei porta la bandiera, è lo specchietto per le allodole della vecchia politica? 

Il mio è un movimento libero, che riunisce esponenti della società civile, persone che hanno biografie diverse, ma con la voglia di impegnarsi per la città, di uscire dagli schemi e abbattere gli steccati ideologici. Detto ciò, al presidente Emiliano mi lega un rapporto di stima e amicizia. Mi sono confrontato con lui, in passato, come con altri politici del nuovo e del vecchio corso, da Giovanni Pellegrino ad Adriana Poli Bortone.

Non pensa che, continuando a rivendicare l’assenza di una cornice ideale di riferimento, possa trasmettere il messaggio che, pur di vincere, Lei è disposto a “piegare” le sue convinzioni al miglior offerente?

Ma io non ho rinnegato mai i miei valori né la mia storia. Ero e sono convinto che sia necessario costruire il nuovo, ma dal basso, coinvolgendo i cittadini. I vecchi schemi hanno fallito. Abbiamo assistito, per esempio, alla sigla dell’accordo fra Fratelli d’Italia e Raffaele Fitto, che appena lo scorso marzo aveva firmato un altro accordo, ma con i centristi. E tutto questo viene vissuto come fosse normale. E’ in questo sistema che non ci ritroviamo più. 

Scusi Delli Noci, ma cosa c’è di diverso fra gli accordi presi da Fitto e quelli stretti con PrimaLecce per tenere in piedi questa Giunta? 

Il Patto per la città era un patto amministrativo su punti specifici nell’interesse di Lecce. Come il mio accordo con il gruppo che ha sostenuto Carlo Salvemini. Da qui a una scelta di livello politico nazionale, ce ne corre.

Il centrodestra potrebbe essere pronto a candidare a sindaco Saverio Congedo. Un avversario temibile?

Lo stimo per il garbo personale e politico e per la capacità di mediazione. Ma è comunque legato a doppio filo a una classe dirigente che ha fallito. E lo è sia dal punto di vista familiare - è cognato di Paolo Perrone - che da quello storico-politico.

#carlodopocarlo, come si legge sui social, o #alessandrodopocarlo?

Insiste? Per me la risposta è la realizzazione del programma raccolto nell’agenda del cambiamento. Per attuarlo ci serve tempo, coraggio e la fiducia dei cittadini.
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