«Da Open fiber centraline sulle case senza autorizzazione»

«Da Open fiber centraline sulle case senza autorizzazione»
di Alessandra LEZZI
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Mercoledì 10 Luglio 2019, 08:36
Nel mare delle polemiche che da tempo ruotano intorno a Open Fiber, la società che ha progettato la diffusione della banda ultra larga a Lecce, si apre un fronte che allarma persino i vertici dell'azienda: alcune centraline sono state installate senza l'autorizzazione dei proprietari degli edifici. Autorizzazione necessaria e propedeutica ai lavori, senza eccezioni. La denuncia arriva da viale Otranto. Sono molti i residenti che si sono ritrovati gli armadietti, tutt'altro che minuscoli, fuori dalla propria abitazione. Nella gran parte dei casi, il cambiamento è avvenuto letteralmente tra la sera e la mattina, nel senso che i lavori sono stati eseguiti poco dopo l'alba.

A farsi portavoce del disagio, Stefano Sernia, giudice del Tribunale di viale Michele De Pietro. «É accaduto racconta tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Erano da poco passate le 7.30 del mattino. Mentre uscivo per andare al lavoro ho visto la squadra di operai allontanarsi. Un colpo d'occhio e ho notato la centralina. Li ho raggiunti e rimbrottati ma ho ottenuto solo risposte vaghe». I dipendenti della ditta, evidentemente consapevoli di dover ottenere le autorizzazioni e quindi di aver agito senza rispettare le regole, hanno reagito replicando con un risentito «gliela toglieremo».

La denuncia dei residenti è duplice: da un lato riguarda un'installazione che definiscono «selvaggia» perché in assenza di consenso e realizzata nelle primissime ore del mattino; dall'altro il tentativo neanche tanto celato di puntare sulla poca informazione dei residenti rispetto al proprio diritto di rifiutarsi. La casa del giudice Sernia non è la sola ad aver subito questa sorta di imboscata. Anche un negoziante che ha il locale a due passi dalla Questura si è ritrovato con la centralina già installata. E il titolare di una rivendita di utensileria ha fatto appena in tempo a chiedere delucidazioni alla squadra di operai e negare, seppur solo verbalmente, il proprio consenso.

«Nei giorni successivi all'accaduto e nonostante le mie rimostranze spiega il magistrato non ho visto nessuno venire a smontare quell'apparecchio. Così, martedì mattina, ho contattato un numero di cellulare indicato sul portale di Open Fiber e lasciato, come da indicazioni, un messaggio in segreteria. Ancora nulla». Tra blocchi stradali, strisce rosa lasciate sull'asfalto dopo i lavori, richieste di ripristino immediato del manto stradale, paure di inquinamento da onde elettromagnetiche, opere che iniziano con l'interramento dei cavi e proseguono in verticale sugli edifici anche storici, l'insofferenza non sembra diminuire. E questa ennesima denuncia non viene sottovalutata da Open Fiber, che mette invece le mani avanti: «Se è davvero accaduto, e non possiamo escluderlo, saranno presi seri provvedimenti, che potranno arrivare fino alla revoca dell'appalto alle mandatarie».

Dall'ufficio stampa dell'azienda il segnale è chiaro. Come le precisazioni: «Noi ci siamo occupati della progettazione spiegano poi abbiamo appaltato a due ditte, raggruppate in consorzi: Sirti ed Econet. Le stesse, seguendo il Codice degli appalti, hanno affidato i lavori ad altre aziende specializzate». Da Open Fiber assicurano che le direttive erano chiare: nessuna installazione senza aver ottenuto le autorizzazioni dai proprietari degli edifici o dagli amministratori di condominio. E infatti «quelle centraline installate in maniera arbitraria saranno tolte», e la ditta che ha operato in questa maniera «sarà sanzionata». É evidente, si sottolinea, che quell'edificio non potrà usufruire della banda larga.

«Indubbiamente rispondono dall'azienda anche relativamente alle altre polemiche l'intervento è invasivo. Rispetto al ripristino del manto stradale va precisato che la striscia rosa per terra, contestuale allo scavo e all'interramento dei cavi, è manta cementizia con ossido di ferro. Si tratta di una fase provvisoria». Quella colorazione rosa servirà spiegano ad indicare tra una manciata di anni la presenza di una infrastruttura da telecomunicazione. Quanto al ripristino definitivo può avvenire non prima dei trenta giorni utili alla malta per assestarsi con il resto del manto stradale.
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