Da Canterbury a Leuca a piedi in 121 giorni. L'avventura di Marco e Valentina lungo la via Francigena

Marco Paduano e Valentina Barale
Marco Paduano e Valentina Barale
di Anna Manuela VINCENTI
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Giovedì 25 Ottobre 2018, 19:13 - Ultimo aggiornamento: 19:16

“Un’emozione unica lunga 3050 km”, sono i chilometri percorsi, da Marco Paduano e Valentina Barale, in 121 giorni di cammino che li ha portati da Canterbury sino a Leuca.
Sono arrivati oggi a Finibus Terrae percorrendo l’antico cammino della Francigena che per secoli, fin dall’alto Medioevo, hanno attraversato i pellegrini dell’Europa del Centro Nord sino a Roma sede del papa e della Cristianità.
Il primo a fare il percorso da Roma sino a Canterbury in 79 nove giorni ed 80 tappe, è stato l’Arcivescovo Sigerico nell’990, dopo l’investitura del Pallio Arcivescovile da parte del Papa Giovanni XV. Sigerico, su invito del Pontefice, annotò tutte le tappe, una per giorno, che lo riportavano in Gran Bretagna attraverso l’Europa.
La “Francigena” non era solo un tracciato di devozione, ma una via percorsa da mercanti, eserciti, uomini politici e di cultura, che creò un canale primario di comunicazione e di scambio che svilupparono un’unità della cultura Europea tra X e XIII Secolo.
Con gli uomini e le merci la Via Francigena portò le idee, le innovazioni tecniche e ideologiche, favorendo il confronto e le integrazioni delle varie correnti culturali.
Un confronto che avviene ancora oggi che ha permesso ai due pellegrini di conoscere, lungo il cammino, culture ed esperienze differenti, unite tutte sotto il segno dell’entusiasmo e dell’ospitalità.
“Sono stati tantissimi i tratti belli – raccontano- che hanno caratterizzato il nostro percorso e numerose le persone che ci hanno aiutato, abbiamo visto tanti posti incantevoli e conosciuto gente meravigliosa. Con lo zaino in spalla abbiamo camminato sempre, anche sotto la pioggia.”
E proprio dopo una giornata di nubifragi, si sono riscaldati al primo fuoco della stagione, a casa di Fabio Stomaci, un camminatore esperto, a febbraio è stato sul Kilimangiaro, accanito sostenitore e promotore della Francigena “salentina”.
Rifocillati dalla signora Lucia, si sono lanciati con i ricordi, sorriso coinvolgente ed occhi che brillano, non si può non rimanere incantati dal loro racconto.
Entrambi di Cuneo, Marco Paduano ha trentaquattro anni, mentre Valentina Barale ne ha 29, infermiera ha chiesto un periodo di aspettativa a lavoro e prima di pianificare verso altre direzioni la loro vita, hanno deciso di concedersi questo cammino.
In questi quattro mesi hanno visitato grandi città e località note e meno note, alcune più avvezze di altre a vedere “strana gente con lo zaino in spalla”.
A Roma hanno incrociato Alessandra, trentatré anni, viene da Bucarest amante dell’Italia ha scelto di fare in solitaria la Francigena del Sud per “trovare la sua strada”. “Solo qualche tratto è stato un po’ più difficile da percorrere da sola, per il resto non ho avuto grandi difficoltà” racconta.
“La Francigena del Sud, che da Roma portava i pellegrini a Gerusalemme, -sottolinea Marco- è piuttosto nominata dai pellegrini, ma molti ne parlano male, non è molto segnalata, ci avevano detto, invece, non è così. Il Sud è bellissimo, abbiamo notato un attaccamento alla storia ed al territorio. La Puglia ci ha sorpresi, sottolinea Marco, abbiamo notato che la rete c’è, ci siamo trovati molto bene, ma appena diventerà più frequentata bisognerà attrezzarsi con l’ospitalità”.
Giurdignano è stata la tappa dopo la sosta a Cannole, dove ad accoglierli c’era il sindaco Monica Gravante e la sua Vice Gabriella Vilei, per proseguire fino ad Otranto visita e messa alla Cattedrale, per poi riprendere il cammino l’indomani mattina.
Quarantatré chilometri, sino a Tiggiano ultima tappa prima Leuca, ieri sera l’ultima notte prima dell’arrivo, “emozione tanta, molto più che nelle altre che abbiamo vissuto in precedenza”.
All’arrivo a Leuca il fotofinish di tutto il percorso: un “mix di emozioni, -racconta entusiasta Valentina- di suspense, abbiamo trovato il sole.

In questa stagione meravigliosa, tutto è molto calmo che aiuta molto come meta spirituale, ci gustiamo ogni istante. Oggi abbiamo ripensato a tutte le esperienze che abbiamo vissuto, alcune ce le siamo ricordate oggi. Negli ultimi metri, prima di arrivare a Finibus Terrae, ringraziando il Cielo di essere arrivati, sani e salvi, abbiamo ricostruito il puzzle di questa meravigliosa esperienza, che conserveremmo per molto tempo nel nostro cuore e nella nostra mente”.

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