Cresce l'allarme-occupazione: al Sud un giovane su due non lavora

Cresce l'allarme-occupazione: al Sud un giovane su due non lavora
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 18 Luglio 2019, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 09:44
Se le imprese lanciano un grido d'allarme, ancora più preoccupante è la condizione dei giovani: al Sud un ragazzo su due non lavora. Il Rapporto presentato da Confindustria non lascia spazio a dubbi nell'indicare per le nuove generazioni un presente sconfortante e un futuro che rischia di essere ancora più desolante.

È un triste record per la disoccupazione giovanile, che nel Mezzogiorno tocca il 51,9%, in Puglia è al 43,6%. Il tasso di attività è fermo al 54%, l'occupazione che non supera il 43,4% (va leggermente meglio in Puglia, con un 44,6%). Il totale dei disoccupati è un esercito: un milione e mezzo di persone. Si profila, comunque, anche l'ombra lunga del lavoro nero considerato che non sfonda tra i giovani neppure il Reddito di cittadinanza: appena un quarto delle domande presentate fa riferimento a persone di età sotto i 40 anni, dicono i dati del Rapporto. L'occupazione d'altra parte, per il terzo trimestre di fila nel 2019, fa segnare un meno riportando gli occupati sotto i 6 milioni, con un calo nella maggior parte delle regioni, tranne Puglia, Molise e Sardegna.

A penalizzare il dato degli occupati meridionali è l'andamento dell'agricoltura (-20mila occupati) e quello delle costruzioni (-33mila), mentre in lieve incremento sono gli occupati nell'industria (+1,7%). Il 59% degli occupati meridionali ha un contratto a tempo indeterminato, contro il 65% del Centro-Nord. I segnali di frenata sono peraltro confermati anche dalla moderata ripresa della Cassa Integrazione Straordinaria, che torna a salire nei primi mesi del 2019, sia pure restando lontana dai picchi del 2014 e 2015.

In Italia, i giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano e non lavorano (Neet) costituiscono, nel 2018, il 23,4% del totale del campione in esame: il dato è in lieve diminuzione rispetto al 2017. Le regioni meridionali presentano il dato peggiore, con una percentuale di Neet pari al 33,8% (in calo, rispetto all'anno precedente) equivalenti a poco più di 1,1 milioni di persone. I Neet che dispongono di un diploma sono pari al 35,2%, mentre il 31,7% è in possesso di un titolo di laurea o post laurea. Soprattutto, nel Mezzogiorno sono 499mila i giovani sprovvisti di qualunque titolo di studio, pari al 32,8% del totale, percentuale ben più alta della media nazionale.

Il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, commenta i dati ribadendo la necessità che gli interventi per il Sud rispettino tempi di attuazione precisi. «Porsi la questione temporale è essenziale: bisogna uscire da un'idea che una soluzione c'è ma nessuno se ne assume la responsabilità. Il Mezzogiorno non può e non deve diventare una seconda scelta, non c'è anche il Mezzogiorno ma il Sud deve essere trattato alla pari delle altre questioni del Paese», ha spiegato a margine della presentazione del Rapporto. «Pensiamo ad una road map, ad un cronoprogramma da condividere partendo dalle infrastrutture, dall'occupazione: diamo un tempo entro cui se una amministrazione locale non riesce a realizzare le opere si attiva una cabina nazionale di regia che avochi a se l'erogazione di fondi e l'attuazione del progetto perché al di là di una certa soglia temporale quel progetto non lo gestisci più», ha proseguito Boccia.

Sempre a proposito di giovani e delle difficoltà di questi ultimi nel trovare un posto di lavoro, il ministro dell'Economia Giovanni Tria era intervenuto nelle scorse ore sulla fuga dei cervelli e sulle ripercussioni negative per l'Italia, in termini di occasioni sciupate. «Stiamo disperdendo talenti ma anche risorse - ha detto il ministro - basti pensare che «la fuga di cervelli all'estero che sta conoscendo l'Italia ci fa perdere circa 14 miliardi all'anno poco meno dell'1% del Pil».
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