Omicidio del carabiniere, campagne e casolari al setaccio: si cerca il fucile

Omicidio del carabiniere, campagne e casolari al setaccio: si cerca il fucile
di Katia PERRONE
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Sabato 8 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:29

Terreni incolti e qualche vecchio casolare. Potrebbero essere stati questi i luoghi ideali dove gettare l’arma che ha ferito mortalmente a Copertino il maresciallo dei carabinieri in congedo, Silvano Nestola, 46 anni, lunedì sera in contrada Tarantino. Continuano senza sosta le ricerche del fucile semiautomatico utilizzato dall’assassino ma al tempo stesso potrebbe spuntare anche un indumento che potrebbe aver indossato l’omicida per non essere riconosciuto e di cui potrebbe essersene liberato durante la fuga. 

L'identikit


L’unica certezza, al momento, pare essere la descrizione fornita agli inquirenti, di un uomo alto, robusto e incappucciato che, per nascondersi dietro il palo della luce, a ridosso della recinzione della villa, e da dove poi ha sparato quattro colpi andati a segno. L’uomo potrebbe essersi servito di una felpa con cappuccio, o di qualsiasi altro indumento per coprire il viso. E quindi potrebbe averlo gettato via, o nella fuga a piedi, perciò molto vicino all’abitazione dove sono stati effettuati i primi sopralluoghi dalla sera del delitto e fino a giovedì, o durante la fuga in auto, quindi ad una distanza maggiore dal luogo dell’omicidio. E ipotizzando le possibili vie di fuga o lungo la Sp16, la via che conduce a Monteroni, o verso la Sp16, la via per San Pietro in Lama e Lequile, o ancora verso la Sp 20 che permette di immettersi sulla Lecce-Gallipoli. Ancora verso Copertino centro o addirittura imboccare la Sp17 che permette di raggiungere diversi comuni come Leverano, Veglie fino a Guagnano.

Dopo le campagne che circondano la villa della sorella dell’ex militare, in servizio fino allo scorso settembre al Nucleo informativo del Reparto Operativo del comando provinciale dei carabinieri, e battute dai militari delle unità cinofile di Modugno, insieme al pastore tedesco specializzato nella ricerca di armi, i militari hanno passato al setaccio anche le campagne dei Comuni vicini. Seguendo un ipotetico percorso che il killer potrebbe aver fatto durante la fuga lasciandosi alle spalle la villa in contrada Tarantino, per poi decidere di imboccare una delle tre strade provinciali.

Chi ha sparato e ucciso in contrada Tarantino il maresciallo dei carabinieri, è ormai assodato che sapesse bene che quasi ogni sera si recava a cena dalla sorella; sapeva benissimo, evidentemente, anche come arrivarci e come fuggire da quell’abitazione, situata in una zona periferica, in una posizione quasi isolata, protetta da una fitta vegetazione perimetrale e circondata da terreni, alcuni recintati ed altri incolti. Raggiungere il luogo non è cosa semplice e chi quella zona non la conosce rischia di perdersi tra vie chiuse e percorsi obbligatori come in un piccolo labirinto.

Le indagini 


Le abitazioni vicine sono poche, ma lì davanti, o all’arrivo o durante la fuga, l’uomo incappucciato che ha sparato contro il militare ci è sicuramente passato, o a piedi o in auto. Per raggiungere l’abitazione è possibile percorrere la strada provinciale 16, per chi viene da San Pietro in Lama, e dopo aver percorso una strada sterrata tra terreni incolti da entrambi i lati, e costeggiando alcune ville, raggiunge il luogo dove si è consumato l’omicidio. Le ipotesi di fuga, invece, potrebbero condurre verso Monteroni, o San Pietro in Lama e Lequile, o verso Copertino per imboccare la SS101, o la via che permette di raggiungere i comuni nord salentini di Leverano, Veglie e Guagnano. Tra la vegetazione ingiallita dal sole dei campi incolti, tra quella verde e lussureggiante di qualche terreno che si incontra percorrendo le strade che conducono ai Comuni vicini, o in qualche vecchio casolare abbandonato potrebbe essere stato gettato o nascosto il fucile che ha sparato e che gli inquirenti stanno ancora cercando. 

Gli esami


Sui due fucili sequestrati martedì in un’abitazione a San Donaci, al padre di una donna che conosceva Nestola, e spediti ai Ris di Roma, saranno eseguiti a breve gli esami balistici. Al momento non risultano indagati. E il sequestro dei fucili è solo un atto dovuto. Per risolvere il giallo dell’omicidio di Silvano Nestola è necessario seguire ogni pista, scavare nella vita privata dell’uomo, tra le sue conoscenze e tra le comunicazioni telefoniche e messaggi dei suoi ultimi contatti.

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