«Questa mascherina protegge al 99,9%», ma prende il Covid in forma grave: esposto di un pensionato in Procura. Scatta l'inchiesta

«Questa mascherina protegge al 99,9%», ma prende il Covid in forma grave: esposto di un pensionato in Procura. Scatta l'inchiesta
di Paola ANCORA
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Domenica 18 Aprile 2021, 07:58 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:03

Epidemia colposa, lesioni colpose gravissime, truffa. Sono queste alcune delle accuse che un pensionato salentino ultrasettantenne fa alla società londinese produttrice delle mascherine U-Mask, dopo averne usata una e aver contratto il Sars-Cov-2 in forma gravissima. L'uomo, difeso dall'avvocato Salvatore Centonze, ha depositato una denuncia in Procura, a Lecce, ricostruendo la sua storia e puntando il dito contro il dispositivo medico per il quale, dopo lo scandalo scoppiato a febbraio, il ministero della Salute ha disposto il divieto di vendita e il ritiro dal mercato. Sull'efficacia di queste mascherine indaga da settimane la Procura di Milano, ma la storia di Amedeo – il nome è fittizio per garantire la privacy del pensionato – inizia il 2 dicembre.

I fatti

Dopo otto mesi di lontananza dai nipoti, infatti, Amedeo incarica il figlio Giampiero di acquistare per lui una mascherina U-Mask, al prezzo di 37,50 euro, spendendo cioè circa 72 volte di più rispetto al costo di una normale mascherina chirurgica e 30 volte più del costo di una Ffp2. Un buon investimento, secondo lui e secondo migliaia di cittadini italiani convinti dell'efficacia di questo dispositivo medico registrato presso il ministero della Salute e che, stando alle indicazioni fornite dalla società produttrice londinese U-Earth Biotech Ltd garantiva un filtro efficace al 99,9% per circa 200 ore di utilizzo.

Amedeo, dunque, riabbraccia i nipoti forte della protezione garantitagli dalla mascherina speciale. «Cambiavo frequentemente il filtro, acquistabile separatamente in farmacia - ha raccontato poi al suo avvocato, Salvatore Centonze -.

Indossavo la U-Mask regolarmente tutte le volte che andavo al supermercato o in farmacia, rispettando il distanziamento e le norme di igiene». Passano solo due settimane e, a metà dicembre, Amedeo non si sente bene e si sottopone a un tampone: è positivo al Covid. Alla vigilia di Natale, la sua situazione si aggrava. Viene ricoverato all'ospedale di Galatina con una severa polmonite interstiziale bilaterale e una grave insufficienza respiratoria. Resta in ospedale fino alla metà del mese di gennaio.

Nessun contagio in famiglia

Nessuno dei familiari di Amedeo ha contratto il Covid. Soltanto la sua ex moglie, ammalatasi una settimana dopo di lui: «Gliel'ho trasmesso io – si rammarica il pensionato – ed è evidente che io sia stato infettato fuori casa, mentre indossavo quella mascherina». Soltanto a febbraio esplode lo scandalo delle U-Mask: secondo alcuni test, infatti, le mascherine avrebbero garantito una protezione persino inferiore a quella certificata per le chirurgiche e U-Mask è stato registrato come dispositivo medico pur non avendone le caratteristiche. Ancora. «La certificazione rilasciata dal laboratorio Clodia Diagnostic &Services Srl di Bolzano non era regolare e perfino il direttore tecnico di quel laboratorio non risultava essere iscritto all’albo nazionale dei biologi» ricorda nell'esposto depositato in Procura, l'avvocato Centonze. La parola, ora, passa ai giudici, mentre Amedeo continua la sua battaglia per superare i postumi del Covid.

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