Universitari contagiati costretti a tornare a casa: «In pericolo le nostre famiglie»

Universitari contagiati costretti a tornare a casa: «In pericolo le nostre famiglie»
di Maddalena MONGIÒ
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Lunedì 30 Novembre 2020, 22:09

Due contagi alla residenza universitaria Pastor Bonus e gli studenti lamentano di essere stati trattati come “appestati”. Lo scorso 21 novembre due studentesse hanno manifestato sintomi del Covid con tosse e perdita dell’olfatto. Hanno comunicato al personale della residenza quanto gli stava accadendo e sono tornate a casa comunicando le generalità di quattro studenti con cui avevano avuto contatti stretti. Nelle 48 ore precedenti erano presenti altri 47 studenti, di questi i tre contatti stretti due dei quali risultati positivi al test rapido antigenico. Il Dipartimento di Prevenzione della Asl di Lecce è stato allertato da Adisu e ieri sono stati effettuati i tamponi, sia agli studenti presenti che al personale della struttura e sono risultati tutti negativi. Però l’associazione Studenti Indipendenti-Udu Lecce ritiene che il personale si sia dimostrato incapace di gestire la situazione:  «Purtroppo, fin dal primo momento, non solo il nostro diritto alla privacy e alla riservatezza non è stato rispettato, ma sono state fatte anche numerose insinuazioni da parte del personale, volte a danneggiare la nostra persona agli occhi dei coinquilini. È stato davvero amareggiante, in una situazione delicata come questa, ricevere messaggi contenenti calunnie invece che sostegno morale da parte di molti dei nostri conviventi. Così come è stato paradossale, apprendere attraverso dei messaggi, che la residenza avesse ricevuto i referti dei nostri tamponi ancor prima di noi». E poi aggiungono: «Anche nei confronti dei nostri coinquilini, questa situazione è stata gestita con scarsa organizzazione.

Spesso, ad esempio, è stato dimenticato di consegnare il pasto ad alcuni ragazzi isolati nelle proprie camere (essendo persone venute a contatto con noi), lasciandoli digiuni per ore.

Ma non è tutto perché il rientro presso le rispettive residenze mette ovviamente in pericolo i familiari. «Chiediamo che Adisu e Regione diano risposte a tutte le nostre domande e che si chiarisca se l’assegnazione di un posto alloggio in una residenza Adisu, possa legittimare a disporre lo spostamento tra comuni di persone che già presentano i sintomi tipici del Covid, mettendo così a rischio la salute dei familiari - proseguono-. Sciogliere ogni dubbio è necessario affinché tutti gli studenti all’interno delle residenze possano essere garantiti da una gestione pronta, efficiente e competente ed il panico generale non possa più incanalarsi in processi di ricerca del capro espiatorio».

lI direttore generale di Adisu Puglia, Gavino Nuzzo, garantisce che tutto si è svolto secondo quanto prevedono le norme: «Ci siamo mossi con prontezza, aiutando anche il Dipartimento di Prevenzione al quale abbiamo fornito i nominativi dei contatti stretti e di tutti gli studenti presenti. Udu è in campagna elettorale e fa esternazioni forti, ma infondate. Peraltro non capisco perché gli studenti continuino a rimanere nelle residenze visto che non ci sono lezioni in presenza, potrebbero tornare a casa e correre meno rischi».

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