Trasporti, chi guadagna e chi perde con il nuovo piano regionale: ecco cosa cambierà

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di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 27 Aprile 2019, 09:55
L'assessore Giovanni Giannini sostiene che «la riorganizzazione dei servizi di trasporto» su gomma è necessaria «per mantenere la natura pubblica». «Efficientamento e razionalizzazione nel rispetto della legge nazionale e regionale a tutela dei livelli occupazionali e dell'utenza», garantisce. Ma i territori di Taranto e Foggia si sentono già penalizzati dal nuovo piano sul trasporto pubblico della Regione Puglia: una prima bozza è stata presentata ai sindacati la settimana scorsa e non ha entusiasmato, tanto che i rappresentanti dei lavoratori hanno preso tempo per potersi confrontare con i presidenti delle Province, ascoltare le istanze dei territori e delle aziende e poi tornare al tavolo delle trattative con l'assessorato.

Cosa sta succedendo? Nel 2020 dovranno essere rinnovate in ogni provincia le gare per il trasporto su gomma e alla Regione Puglia tocca stabilire i servizi minimi, cioè indicare cosa deve essere oggetto dell'appalto: collegamenti pendolari, numero di chilometri annui da garantire, strutture pubbliche da raggiungere e coprire (come gli ospedali, ad esempio). Nel fare tutto ciò, l'assessorato deve rispettare alcuni parametri fissati per legge: la norma statale prevede che una linea per essere finanziata con soldi pubblici debba riuscire a coprire con i ricavi da biglietto almeno il 35% del costo totale. Significa che se il costo di gestione annuale di una corsa da Taranto a Bari è di 100 euro, 35 euro devono essere garantiti dagli introiti della vendita dei ticket, mentre i restanti 65 euro possono essere coperti con i finanziamenti pubblici.

Questo limite non viene rispettato in nessuna provincia allo stato attuale: la media regionale, infatti, è del 23,6%, solamente in provincia di Lecce è in linea con il parametro indicato dalla legge e riesce ad ottenere dalla vendita dei biglietti la copertura del 37% dei costi. In provincia di Taranto, invece, complessivamente dalla commercializzazione dei ticket da viaggio non si va oltre il 18,5% di copertura della spesa totale. Ecco, quindi, che la Regione è intenzionata ad apportare correttivi per riequilibrare la situazione e rispettare la norma: non riuscire a farlo, infatti, comporta una multa che può arrivare a detrarre sino il 10% dei trasferimenti statali e la Puglia l'ha già pagata tre volte.
Come si interverrà? Eliminando le corse su gomma ritenute anti-economiche o addirittura inutili perché doppioni o perché garantite dai treni. Questo ragionamento, però, comporterà secondo le proiezioni presentate ai sindacati un taglio delle percorrenze nelle province di Taranto, Bat e Foggia: nel dettaglio, l'area tarantina, complessivamente, rischia di perdere 1,8 milioni di bus/chilometri; la Bat un milione, Foggia 812mila chilometri. Mentre ci sarà una crescita delle percorrenze nelle province di Lecce (1,1 milioni di chilometri), Brindisi (408mila) e Bari (1,6 chilometri).

All'interno delle singole province, inoltre, ci sono Comuni che vedranno ridursi i collegamenti, è il caso di Gallipoli: la Regione si è accorta di un incremento dell'uso del treno, questo permette di poter ragionare su un potenziamento del servizio ferroviario a discapito di quello su gomma. Gallipoli non è l'unico Comune che potrebbe avere meno collegamenti automobilistici giornalieri: in bilico ci sono anche le corse che interessano Oria, Mesagne, Francavilla Fontana, Manduria, per citarne qualcuno. Si tratta di linee che non riescono a garantire la famosa copertura del 35% dei costi di gestione, anzi sono molto al di sotto (in alcuni casi dal monitoraggio regionale è emerso che la media dei passeggeri non supera le 4-5 unità al giorno, almeno stando ai dati di vendita dei biglietti).

I nuovi servizi su gomma sommando quelli urbani ed extraurbani - varranno complessivamente 91,3 milioni di bus/km, l'1,29% in più rispetto all'ultimo piano triennale, il nocciolo della questione è la ridistribuzione. I sindacati hanno ascoltato le ragioni dell'assessorato, l'idea adesso è di avere un confronto con i territori prima di avviare un tavolo di confronto con la Regione Puglia. In gioco ci sono anche i livelli occupazionali, c'è chi sostiene che siano a rischio 500 posti di lavoro tra autisti e controllori ma dall'assessorato assicurano che nessuno verrà lasciato a casa. «Efficientamento e razionalizzazione nel rispetto della legge nazionale e regionale a tutela dei livelli occupazionali e dell'utenza», è la parola d'ordine di Giannini.
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