Deturpazione di area naturale, occupazione abusiva di demanio. Sigilli al lido Istmo Beach a Frigole

Deturpazione di area naturale, occupazione abusiva di demanio. Sigilli al lido Istmo Beach a Frigole
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Lunedì 20 Aprile 2020, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 19:10
Un altro stabilimenti balneare sequestrato sul litorale leccese. Lo stabilimento balneare risulta essere in pessimo stato di conservazione, a causa dell'incuria e dell'abbandono in cui versano le cinque strutture di legno e ferro che lo compongono, tutte saldamente ancorate al suolo attraverso manufatti in cemento interrati nella sabbia, sormontati da un'intelaiatura in metallo.

Gli agenti della polizia municipale di Lecce hanno effettuato questa mattina, su disposizione della Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce, il sequestro preventivo del Panta Rei Lido – Istmo Beach Club, stabilimento balneare con annessi bar e ristorante, che si estende su 3400 metri quadrati di demanio marittimo ricadente in area SIC – sito di importanza comunitaria - in località Frigole, nei pressi della darsena.

Il provvedimento è stato richiesto dal pubblico ministero Alessandro Prontera in seguito ad un'informativa del nucleo di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale, che, nel novembre 2019, aveva eseguito un primo sopralluogo, di concerto con il personale dell'Ufficio Demanio Marittimo del Settore Urbanistica.
L'indagine è stata avviata a seguito del monitoraggio del litorale leccese intrapresa dall'Amministrazione comunale nel 2018, anno in cui il rappresentante legale della società leccese, concessionaria dell'area demaniale dal 2014, veniva raggiunto da un'ordinanza di rimozione del lido perché privo di permesso di costruire.

La relazione tecnica seguita ad un successivo sopralluogo dello scorso marzo ha accertato il pessimo stato di conservazione dello stabilimento, a causa dell'incuria e dell'abbandono in cui versano le cinque strutture di legno e ferro che lo compongono, tutte saldamente ancorate al suolo attraverso manufatti in cemento interrati nella sabbia, sormontati da un'intelaiatura in metallo. e non solo: interrati nella sabbia risultano essere anche gli impianti idrico, elettrico e fognario con le relative fosse imhoff.

Una volta giunti sul posto gli agenti della municipale hanno verificato la presenza sul posto delle macerie causate l'incendio che colpì il chiosco che ospitava il bar e i servizi igienici divampato lo scorso 1° gennaio.
Ricadendo la costruzione in un'area SIC, soggetta a vincolo paesaggistico e idrogeologico, il titolare del lido risponderà di quattro ipotesi di reato: deturpazione delle bellezze naturali, prevista dall'art. 734 del codice penale, occupazione abusiva di area demaniale, in violazione del codice della navigazione, mantenimento di un'opera priva di titolo autorizzativo in area sottoposta a vincoli di cui all'art. 44 comma 1, lett. c del DPR n. 380/2001 ed, infine, il reato previsto all' art. 181 del codice dei beni culturali e del paesaggio.

«L'augurio è che si possa presto restituire gli arenili aggrediti dall'inosservanza delle autorizzazioni ottenute e del rispetto delle regole e che la stagione della noncuranza e dell'egoismo finisca definitivamente a vantaggio di tutti e verso la diffusione delle buone pratiche legate agli usi demaniali che siamo impegnati a promuovere con sempre maggiore forza - ha commentato l'assessore  all'Urbanistica Rita Miglietta -  Ancora di più oggi, che siamo di fronte alla sfida che deve vedere impresa balneare e amministrazione collaborare nella salvaguardia di un bene che rischia la sua riproducibilità: le nostre spiagge».
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