Riapre il primo calzaturificio: «A marzo persi 3 milioni, ora al lavoro»

Riapre il primo calzaturificio: «A marzo persi 3 milioni, ora al lavoro»
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 14:50
«Non so se siamo il primo calzaturificio a riaprire col permesso della Prefettura, so solo che per noi è il primo passo. Ci consente di progettare (campionatura, collezioni) il lavoro futuro. Ma se non si autorizza il riavvio delle produzioni le ricadute saranno serie. I contratti con i brand rischiano di essere messi in discussioni. E io solo a marzo ho perso ricavi per 3 milioni di euro». Tante speranze e incertezze. Il numero uno di Leo Shoes (Casarano), Antonio Sergio Filograna, mette la cornice a uno scenario che, almeno nel suo stabilimento, torna a schiarirsi ma, come dice, «solo provvisoriamente».

La riapertura dei cancelli ha restituito, certamente, fiducia. Ai dirigenti come ai 15
addetti che ieri vi hanno fatto accesso, rispettando il protocollo di sicurezza anti contagio approntato nei giorni scorsi, con il placet di associazioni datoriali e sindacati.
«E per ora sta procedendo tutto bene. Abbiamo proceduto con la misurazione della temperatura all’ingresso. Abbiamo indossato tutti i dovuti dispositivi di sicurezza. Abbiamo acquistato decine di migliaia di mascherine e guanti, per garantire la sicurezza di tutti. Adesso, però - ribadisce l’imprenditore -, ci auguriamo di riprendere le produzioni quanto prima, altrimenti questo primo passo non riuscirà a compensare le perdite che il divieto di produrre potrebbe generare».

E già, perché i mercati, pur azzoppati, stanno riaprendo. Hanno riaperto in Cina. «E anche nel Nord Europa, devo dire – aggiunge Filograna - che, in molti casi, c’è una ripartenza. Ovviamente non può non preoccuparci la situazione degli Stati Uniti perché rappresentano sicuramente un mercato di riferimento per tutti noi».
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