«Coronavirus, discoteche meno pericolose di lidi e ristoranti: ecco perché»: parla l'epidemiologo Lopalco

«Coronavirus, discoteche meno pericolose di lidi e ristoranti: ecco perché»: parla l'epidemiologo Lopalco
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Martedì 23 Giugno 2020, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 21:13

«Rispettare il distanziamento sociale è una scelta individuale». Parte da questo assunto il professore Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell'Università di Pisa a capo della task force pugliese per l'emergenza Covid, per chiarire i dubbi che martellano gli imprenditori su misure di prevenzione ritenute più penalizzanti per alcuni settori e benevole per i gestori delle discoteche.

Professore Lopalco, le discoteche hanno riaperto e nonostante le prescrizioni per garantire il distanziamento sociale sulle piste da ballo non c'è distanza che tenga. Si poteva evitare?
«Gli assembramenti sono da evitare perché, se all'interno di un gruppo ravvicinato c'è un positivo ovviamente il virus può circolare. Noi abbiamo pensato che fosse possibile aprire le attività di ballo all'aperto in una condizione in cui il virus non sta circolando attivamente nella popolazione. In questo momento in Puglia c'è una bassissima intensità di circolazione, quindi la probabilità che in una discoteca entri una persona asintomatica, che può trasmettere il virus in una situazione di ballo all'aperto è molto bassa. Ecco perché abbiamo reputato questo rischio come molto basso e l'abbiamo confrontato con il rischio che la stessa persona corre all'interno di un appartamento durante una cena con gli amici, sul muretto del lungomare quando si scambiano una bottiglia di birra. Queste stesse persone, se sono abituate a comportamenti non consoni possono metterli in pratica al di fuori della discoteca, ancor di più che non al di dentro».

E la sicurezza?
«Considerando che si tratta di discoteche all'aperto, quindi nel momento in cui la presenza delle persone comunque viene in qualche maniera mitigata dal fatto che all'aperto la trasmissione virale è più bassa, il livello accettabile di sicurezza lo abbiamo previsto valutando un indice di affollamento che normalmente viene considerato 1,2 è stato abbassato a 0,7. Vuol dire che se in una discoteca potevano entrare duecento persone, in questa situazione possono entrarne cento. L'indice di affollamento diminuito permette, di per sé, ai frequentatori della discoteca di distanziarsi. Questo il principio, nella pratica ci saranno quattro/cinque ragazzi che balleranno vicini, come starebbero accanto su un muretto. Il fatto di entrare in discoteca non aumenta il rischio, anzi. In una discoteca, mantenendo quell'indice di affollamento, probabilmente si determineranno condizioni migliori di quelle che oggettivamente si stanno verificando oggi sul lungomare o nel centro storico dei nostri comuni dove comunque non c'è la possibilità di controllarli».

Perché la Puglia non ha recepito gli addetti alla sorveglianza, in discoteca, come hanno fatto ad esempio Lazio, Emilia Romagna, Liguria?
«Abbiamo preferito consentire il ballo all'aperto. Penso che in quelle regioni siano più diffuse le grandi discoteche al chiuso dove il rischio è enormemente superiore. Abbiamo previsto l'accompagnamento sulla pista in modo che tutti non vadano contemporaneamente. Lo spazio c'è, rispettare la distanza sociale diventa una scelta individuale. Il ballo all'aperto si fa o non si fa, se si è deciso di farlo accettando un certo livello di rischio che già si corre al di fuori delle discoteche».

Se in discoteca si può correre un rischio calcolato, perché lo stesso principio non viene applicato, ad esempio, ai ristoranti?
«I ristoranti sono al chiuso. Non solo. Nel ristorante non voglio avere degli sconosciuti che stanno un'ora vicino a me. L'utente deve essere tutelato dal fatto di non avere persone vicine per un tempo lungo. Il distanziamento va bene, sia al chiuso che all'aperto, perché si tratta di persone che sostano per un certo tempo».

Potrebbero esserci aggiornamenti alle linee guida per ristorazione e lidi visto il basso numero di contagi?
«Queste situazioni vanno bene con questa circolazione molto bassa, se dovesse aumentare bisognerà ripensarle. Il livello di rischio che stiamo accettando, con queste riaperture, è accettabile. Una cosa importante è il principio di precauzione per il cittadino. Ho visto delle immagini relative a resse all'ingresso di una pizzeria. Certamente non è colpa dei gestori, i cittadini devono capire che non siamo ancora alla fine del tunnel».

In autunno rischiamo di dover stare chiusi in casa un'altra volta?
«Spero che i contagi siano di un numero tale che potremo gestire come si fa con una qualsiasi epidemia.

Siamo preparati a questo, abbiamo circoscritto molti focolai».

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