Coronavirus, parla il contagiato del Salento: «Insulti e minacce, non sono un untore». E si prepara alla battaglia legale

Coronavirus, parla il contagiato del Salento: «Insulti e minacce, non sono un untore». E si prepara alla battaglia legale
di Paola ANCORA
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Martedì 3 Marzo 2020, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 10:11

«Non sono uno sprovveduto. E non merito questo linciaggio, mi dispiace aver provocato questa confusione, ma non sono un irresponsabile». Provato dagli insulti piovuti in queste ore sui social, a centinaia, l'artigiano 58enne di Aradeo - che chiameremo Marco - contagiato dal coronavirus, si sfoga, contatta il suo avvocato annunciando querele e, nel pomeriggio, sfiancato, chiede rispetto: «Ho bisogno di riposare, di staccare la spina».
Insulti, minacce e offese sono cominciati lunedì, nel tardo pomeriggio, quando le autorità sanitarie hanno confermato che il tampone effettuato su Marco ha dato esito positivo. «Non è per me che mi preoccupo, ma per i miei figli, che hanno 21 e 25 anni e che stanno subendo questa situazione. Mi dispiace sinceramente per tutto quanto accaduto, ma siamo tutti sotto lo stesso cielo: non sono un untore».
Marco è partito per Milano sabato 22 febbraio, 24 ore dopo la notizia del primo contagiato da Covid-19 in Italia: un 38enne lombardo ancora ricoverato in gravi condizioni all'ospedale di Codogno. In poche ore i contagiati diventano 132. Marco non si preoccupa, non si trova nella zona rossa e non ha tempo di leggere i giornali, ha degli impegni cui tenere fede. Insieme alla moglie rispetta il suo programma settimanale: si presenta a un appuntamento di lavoro, poi si sposta a Como e lunedì 24 febbraio rientra nel Salento con un volo low cost, atterrato a Brindisi in serata. «A quel punto racconta ho chiamato il 112 e comunicato che rientravo dalla Lombardia. Mi hanno ringraziato e mi hanno detto di tenermi in contatto con il medico di base. E così ho fatto. Stavo bene, sono andato a lavorare, come sempre. Non avevo nulla, nemmeno la febbre».

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Sabato sera, 29 febbraio, va ad una festa privata, a casa di un'amica. «Una festicciola privata precisa il 58enne non veglioni o feste di piazza come pure ho letto su Facebook. Sono stato sempre bene. Poi domenica ho avuto una febbricola, la temperatura è arrivata a 37.4. Ho preso una tachipirina e un'altra la sera. Ho dormito senza problemi e la mattina, per precauzione, ne ho presa una terza ma più forte, una tachipirina 1000. A quel punto mi sono sentito male, sono svenuto. Mia moglie si è preoccupata tantissimo e ha insistito perché andassimo al Pronto soccorso».

Marco, insomma, si presenta in ospedale senza pensare a quella febbriciattola del giorno precedente, ma invece preoccupandosi del malore che lo aveva colto così, improvviso, e che, gli diranno poi i medici, potrebbe essere stato causato dal medicinale troppo forte.
I medici dell'ospedale di Galatina effettuano tutti gli accertamenti (uno di loro finirà in isolamento, dopo la visita, ndr), domandano a Marco dove fosse stato e, scoperto il viaggio a Milano, gli fanno un tampone. Il risultato è positivo, il ricovero immediato nel reparto di Malattie infettive. «Ma io continua l'uomo di Aradeo sono sempre stato bene. E penso di aver fatto il mio dovere: ho avvisato del rientro e stavo bene, sono andato avanti con la mia vita di sempre. Chi poteva mai pensare che quella febbre, così bassa, fosse da coronavirus?».

Lo stesso interrogativo che oggi serpeggia fra i cittadini, nel Salento e oltre, perché sintomi e manifestazioni del Covid-19 variano da persona a persona e se ci sono stati e ci sono casi di contagiati finiti in terapia intensiva, ce ne sono stati e ce ne sono altri di persone che hanno contratto il virus e sono guarite restando sul divano di casa e utilizzando normali antipiretici. «Non pensavo davvero di avere qualcosa conclude Marco e sì, sono venuto in contatto con tante persone in salone e fuori, ma non sono sprovveduto: stavo bene. E sono stato inondato di offese e menzogne». Amareggiato da insulti e minacce ricevuti, soprattutto via social, Marco ha contattato anche il suo avvocato, Roberto Tarantino. «Si devono fermare dice il legale -, Marco sta ricevendo da ore centinaia di insulti e offese, per di più senza che nessuno sappia come sono realmente andate le cose. Non appena avremo modo di confrontarci con maggiore serenità e calma, decideremo insieme il da farsi, ma certamente questa situazione è intollerabile».

Intanto l'imprenditore di Galatina tirato in ballo come datore di lavoro della moglie del 58enne contagiato da coronavirus ha smentito, via social, di avere la donna tra i suoi dipendenti o collaboratori.

Anche questa notizia ha preso a circolare via social - su Facebook e Whatsapp - senza trovare alcun riscontro e alimentando invece il mare magnum di fake news montate in queste ore di confusione e apprensione generalizzate. 

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