Il cordino, che serve per dirigere ed accompagnare nei movimenti un atleta non vedente, viene scambiato per delle manette.
A denunciare l’episodio Stefano Petranca di Corigliano d’Otranto, che, durante una delle sue corse di allenamento, ha incrociato madre e figlia e la bimba ha chiesto: “Mamma cosa sono?” e la mamma “Sono manette”. La domanda era innocente, come solo i bimbi sanno esserlo, ma la risposta fa male soprattutto a chi “si sente sempre gli occhi addosso, anche se non vedi”.
La storia
Stefano ha 44 anni ed è non vedente per una malattia degenerativa, amante del running, e campione di gare di podistica anche in montagna, ogni giorno si allena con un atleta guida ed è abituato a sentirsi dire di tutto, anche sul suo cane. Dopo la risposta di quella mamma, però, ha deciso che non doveva stare zitto e che i suoi concittadini, soprattutto, i più piccoli. andavano informati.
Il post su Facebook
E così ha denunciato l’accaduto con un post su Facebook “per sensibilizzare e spiegare che un non vedente può correre, partecipare a gare come qualsiasi altra persona “normale”.
Il cordoncino è fondamentale per una persona cieca o ipovedente che voglia correre perché è affiancato ad un altro corridore che lo segue in tutti i movimenti fino a diventare quasi un tutt’uno.
"Per noi atleti – spiega Stefano Petranca- le guide sono figure sportive che adeguatamente formate sono fondamentali per riuscire a praticare alcuni tipi di sport.