«l'impianto di compostaggio a Lecce atto di responsabilità: servirà a tutto il Salento»

«l'impianto di compostaggio a Lecce atto di responsabilità: servirà a tutto il Salento»
di Francesca SOZZO
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Domenica 1 Dicembre 2019, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 10:21

Una “disponibilità” che ora deve essere discussa con Regione Puglia, Ager, sindaci dei Comuni vicini e con i portatori di interesse. Fatto sta che il sindaco Carlo Salvemini ha ricevuto, ieri mattina, una telefonata da Legambiente Nazionale che «ci incoraggia ad andare avanti in questa scelta». Realizzare cioè sul territorio comunale l’impianto di compostaggio per la trasformazione dell’organico.
Sindaco perché questa decisione di ospitare l’impianto di compostaggio ?
«Ho ribadito la disponibilità ad ospitare l’impianto a Lecce perché risponde ad un interesse pubblico del nostro territorio. Abbiamo urgenza di chiudere il ciclo dei rifiuti, i due terzi della frazione umida oggi vengono smaltiti fuori provincia, in alcuni casi fuori regione. E l’alternativa agli impianti di compostaggio, che siano aerobici o anaerobici, sono il trattamento meccanico biologico e le discariche. Opzioni che dal punto di vista della sostenibilità ambientale e della salute pubblica sono certamente peggiori. Se discutiamo della possibile realizzazione di un impianto di compostaggio privato come Metapulia non vedo perché non possiamo pensare di percorrere l’opzione pubblica».
Lei a Palazzo dei Celestini ha detto che avverte la responsabilità di dare un proprio contributo nella chiusura del ciclo dei rifiuti.
«La nostra è una disponibilità condizionata al rispetto delle norme e autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, urbanistiche e di salute pubblica e ha anche un significato di solidarietà rispetto ai comuni che, in questi ultimi 25 anni, si sono fatti carico dello smaltimento dei rifiuti a beneficio di tutti.  Quindi è giusto che oggi il capoluogo si proponga come possibile sito per il compostaggio, ospitando l’impianto previsto nel Piano dei rifiuti approvato dalla Giunta regionale che non si potrà fare a Cavallino».
Cosa succederà ora? Qual è l’iter?
«Verificheremo gli iter con Regione e Ager. Il Piano regionale, nel frattempo, dovrà essere approvato dal Consiglio regionale. L’impianto previsto dalla Regione avrebbe una capienza di 48mila tonnellate a servizio di un bacino di 320mila abitanti. Si tratta di un impianto di medie dimensioni, più piccolo di quello Metapulia, che è di 55mila tonnellate. Dovremo avviare un confronto con le comunità, i portatori di interessi per dirimere, chiarire, precisare, garantire, rassicurare sull’impatto di questo eventuale impianto».
Ci sono alternative?
«Sì. Che non si faccia. Questo è giusto ricordarlo. Credo che una classe dirigente che ha un orizzonte di futuro e che non vive schiacciata sul presente debba trovare la forza di misurarsi nel merito con inevitabili e comprensibili resistenze, senza tirarsi indietro».
Non realizzare l’impianto comporta comunque delle conseguenze?
«Oggi Lecce sostiene un costo di circa 185 euro a tonnellata per lo smaltimento della frazione umida, costi che raggiungono anche i 230 euro a tonnellata in altri Comuni. Un impianto pubblico di compostaggio garantirebbe un abbattimento di questi costi. Ma non è solo una questione economica. Le alternative sono il trattamento meccanico biologico e la discarica. In questo senso la disponibilità espressa è un atto di responsabilità politica».
Ha già un'idea di dove potrebbe essere collocato?
«Valuteremo il sito più idoneo insieme a Regione ed Ager. Lecce ha una zona industriale vocata ad ospitare anche impianti come questo. Ma il sito resta da individuare».
La sua è una scelta coraggiosa che potrebbe non essere ben accolta dai cittadini, dall’opposizione. Questo lo ha preso in considerazione?
«Questa è una opzione che non ha colori. Anzi, se proprio dovessi indicare i colori sarebbero tre: rosso, bianco e verde, i colori delle fasce tricolori dei sindaci che devono assumere scelte nell’interesse pubblico. Tra la scelta politica del non fare e quella del fare bene, io mi schiero tra coloro che vogliono fare bene».
Dove già esistono questi impianti spesso, per una gestione scorretta, si verificano episodi sgradevoli come fumi e miasmi. Che garanzie dà ai suoi cittadini che questo non accadrà anche a Lecce?
«La tecnologia ha fatto grandi passi in avanti e consente, appunto, di fare bene. Gli impianti aerobici che producono odori sono i più avversati dalle popolazioni, quelli anaerobici con produzione di biometano oggi rappresentano la scelta di maggiore garanzia. Non a caso, Legambiente indica per la gestione della bomba rifiuti a Roma la realizzazione di 4 impianti anaerobinci e non è un caso che oggi (ieri, ndr) Legambiente mi chiami per complimentarsi per la posizione assunta. Un sostegno che mi fa piacere perché giunge da un’associazione notoriamente vicina alla tutela ambientale e della salute».
Ci sono altre emergenze ambientali in città di cui vi state occupando ?
«Emergenze ambientali fortunatamente no. Non ci sono emergenze nascoste, rispetto ai problemi già noti».
L’entroterra del capoluogo soffre dell’inciviltà delle discariche a cielo aperto? Oltre alle multe e alle telecamere come si può intervenire ?
«L’assessorato all’Ambiente segue le situazioni di interesse. Siamo sempre attenti ad intercettare fondi per attività di caratterizzazione e bonifica. Da poco abbiamo cominciato a utilizzare un drone col quale individuare le discariche abusive».
Ieri mattina un’altra tappa di Quartieri Puliti: i cittadini continuano a rispondere?
«É un progetto che vede aumentare il numero dei volontari, che si allarga ai giovanissimi con il coinvolgimento delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Trasferisce questo valore della tutela ambientale come interesse pubblico diffuso, della città come casa di tutti. A breve cominceremo anche a convocarci attraverso flash mob per la pulizia volontaria di piazze, strade, aiuole».
Qualche anno fa il Comune aveva un’alta percentuale di rifiuti abbandonati anche da chi non paga le tasse. Si è riusciti ad abbassare la percentuale?
«Abbiamo rinnovato la task force, l’unità di controllo per la lotta agli abbandoni presieduta dal segretario generale che sta eseguendo i suoi compiti. Teniamo la guardia alta».
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