Omicidio del carabiniere ucciso accanto al figlio, il Riesame: «Così ha agito l’assassino»

Omicidio del carabiniere ucciso accanto al figlio, il Riesame: «Così ha agito l’assassino»
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Martedì 1 Febbraio 2022, 22:56

Nessun dubbio per il Tribunale del Riesame di Lecce sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tenere in carcere Michele Aportone, 70 anni, di San Donaci, con l’accusa di avere ammazzato il carabiniere in pensione Silvano Nestola, 46 anni, di Copertino, la sera del 3 maggio dell’anno scorso davanti alla casa della sorella.

Il Riesame 


Che non lascino dubbi gli indizi raccolti dall’inchiesta dei pubblici ministeri Paola Guglielmi ed Alberto Santacatterina con i carabinieri del Nucleo investigativo, lo dicono le motivazioni dell’ordinanza che ha respinto la richiesta dell’avvocatessa Francesca Conte di annullare l’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi.


«Alla fine di questo percorso di valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, anche tenuto conto delle interessanti sollecitazioni difensive, non può che concludersi nel senso che Michele Aportone è colui che ha posto in essere l’assassinio del povero Silvano Nestola», sostiene il collegio giudicante formato da Carlo Cazzella (presidente), Giovanni Gallo (relatore) e Pia Verderosa (a latere). In questa sintesi di una delle ultime 25 pagine del provvedimento, si spiega il contesto in cui sarebbe maturata la decisione di eliminare il maresciallo dell’Arma in congedo mentre verso le 21.45 usciva dalla casa di contrada Tarantino della sorella per rientrare nella sua abitazione accompagnato dal figlio di 11 anni.

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«Stanco della situazione di tensione familiare, derivante dalla assillante opposizione della moglie Rossella Manieri alla relazione della figlia Elisabetta con Silvano Nestola, l’indagato decideva di eliminare quest’ultimo, premeditando per tempo l’omicidio ed eseguendo un piano di azione molto elaborato e studiato in ogni dettaglio». 

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Ed ancora, i dettagli della pianificazione e dell’esecuzione, secondo quelle che sono state le conclusioni del Riesame in questa fase dell’inchiesta: «Michele Aportone con scaltrezza e spregiudicatezza organizzava il trasferimento (con il furgone e poi con ciclomotore) presso l’abitazione della sorella del Nestola e, lì giunto, con agghiacciante freddezza colpiva ripetutamente a morte Nestola Silvano, noncurante della presenza in quel momento accanto alla vittima del piccolo figlio di quest’ultimo. Correttamente, quindi, nell’addebito cautelare sono stati contestati a Michele Aportone i reati di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, e di porto in luogo pubblico dell’arma comune da sparo (un fucile calibro 12) utilizzata per colpire la vittima dell’agguato».
Si tratta soltanto della fase cautelare, la verità dovrà essere accertata nei tre gradi di giudizio del processo. Prevedibile la scelta del dibattimento in aula.
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