Copertino, carabiniere ucciso a colpi di fucile: la verità degli investigatori nelle impronte digitali

Copertino, carabiniere ucciso a colpi di fucile: la verità degli investigatori nelle impronte digitali
di Andrea TAFURO
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Venerdì 21 Maggio 2021, 10:13

La Procura di Lecce punta sul prelievo di materiale organico e impronte digitali, in attesa del responso sugli accertamenti tecnici del Ris iniziati ieri a Roma, per dare una svolta nelle indagini sull'omicidio dell'ex maresciallo dei carabinieri, Silvano Nestola, freddato la sera del 3 maggio scorso con quattro colpi di fucile calibro 12, davanti la villetta della sorella, in contrada Tarantini a Copertino, dove era solito recarsi per la cena, in compagnia del figlio undicenne.
La richiesta degli inquirenti, indirizzata ai coniugi di San Donaci, Michele Aportone e Rossella Manieri, 70 e 62 anni, al momento i due indagati per l'ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione (sono difesi dagli avvocati Francesca Conte, Giancarlo Vaglio ed Ilario Manco), nonché genitori della 36enne con cui il militare aveva intrapreso una relazione dopo la separazione dalla moglie, tende a implementare i reperti a disposizione per chiarire un quadro indiziario al momento complesso.

I sequestri


Intanto, in casa Aportone, sono stati sequestrati due caschi da scooter, appartenenti alla stessa famiglia, che si vanno ad aggiungere al sequestro dei cellulari, anche quello in uso alla figlia che diversamente dai genitori non è stata iscritta sul registro degli indagati. Elementi che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce insieme ai colleghi della Tenenza di Copertino e ai militari del Ros puntano ad incrociare con l'analisi dei tabulati telefonici e dei filmati delle telecamere di videosorveglianza recuperati dalle abitazioni presenti lungo le strade che conducono sul luogo della tragedia e i riscontri delle ultime perquisizioni effettuate nelle case di San Donaci e nel camping Santa Chiara, in zona Boncore a Nardò, gestito dai coniugi.
Analisi, ma di altro tipo, verranno effettuate sui capi di abbigliamento ma anche sul furgone usato dagli Aportone per spostarsi fra le loro proprietà. Si cercano tracce di dna per eventuali comparazioni con oggetti rinvenuti sul luogo del delitto. E il sequestro dei caschi così come quello degli indumenti potrebbe dare delle risposte in questa direzione. Inquirenti che cercano anche un terzo fucile, oltre ai due già requisiti.
Sono invece iniziate ieri nei laboratori del Ris di Roma le verifiche tecniche, balistiche, biologiche, dattiloscopiche e di microscopia elettronica di tutto il materiale sequestrato.

Accertamenti di natura non ripetibile che proseguiranno anche lunedì 24 maggio. L'attività degli inquirenti è indirizzata a comprendere se ci sia compatibilità o meno con i due fucili automatici sequestrati lo scorso 4 maggio in casa alla famiglia di San Donaci, con i bossoli delle quattro cartucce trovate dietro al palo della linea elettrica dove l'assassino ha atteso nascosto prima di fare fuoco contro Silvano Nestola.

Il movente


Quanto al movente, la pista più accreditata su cui gli investigatori indagano, coordinati dai magistrati Paola Guglielmi e Alberto Santacatterina, rimane sempre la vita privata del carabiniere 46enne.
Si lavora su più fronti: dai possibili contrasti scatenati in seno alla famiglia della ragazza per questioni sentimentali, oppure interessi che ruotano intorno derivanti da un passato recenti o risalenti al periodo tra il 2010 e il 2015 in cui l'ex maresciallo dei carabinieri prestò servizio nella stazione di San Pietro Vernotico.

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