Convitto Palmieri: in anteprima il restauro del gioiello leccese

Convitto Palmieri: in anteprima il restauro del gioiello leccese
di Paola COLACI
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Domenica 13 Marzo 2016, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:58

Ambienti maestosi trasformati in sale lettura multimediali, cortili, chiostri e un grande giardino a cui si accede passeggiando tra colonnati e capitelli recuperati al logorio del tempo. E poi, affreschi e testimonianze dei secoli che furono che si mescolano perfettamente alla modernità di spazi adibiti a bar e ristorante: ecco la nuova veste del Convitto Palmieri che ora si candida a diventare il polo culturale più grande del Sud Italia.

Dopo cinque anni di lavori e un investimento complessivo di circa 8 milioni di euro, il restauro del complesso architettonico che sorge nel centro storico di Lecce, tra via Cairoli, piazzetta Giosuè Carducci e via Caracciolo è quasi ultimato. L’immobile francescano sarà riaperto al pubblico a giugno. Ma non è escluso che le sue porte possano spalancarsi già il prossimo weekend in occasione delle giornate del Fai di primavera in programma sabato 19 e domenica 20 marzo.

Intanto, su richiesta di Quotidiano, a mostrare in anteprima la nuova veste di uno tra i più pregiati gioielli di arte e cultura salentina sono stati il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone e il consigliere delegato alla Cultura Simona Manca. Ieri mattina, intorno alle 10.30, hanno varcato il grande portone verde posto sotto il colonnato che affaccia su piazzetta Carducci, svelando uno scrigno di tesori le cui origini risalgono al XII secolo.
 



Il “sogno” di riportarlo in vita, per la Provincia è iniziato nel 2009.
 
Sin dal suo insediamento, l’amministrazione Gabellone e l’ex assessore Manca avevano immaginato di restituire alla città uno spazio aperto ai fruitori dove il cinema avrebbe incontrato il teatro, la letterature, l’arte, l’enogastronomia d’eccellenza. Insomma, un contenitore pieno di vita e di fermento. Un po’ come accadeva 800 anni fa. Il sito originario del complesso risale, infatti, alla fine del 1200 ed era costituito dalla chiesa di San Francesco della Scarpa e dal convento dei monaci francescani. Ma i lavori di edilizia culminarono nell’800 con la collocazione dell’istituzione scolastica di più alto livello presente nella città di Lecce. Il convitto, così come appare oggi, è il risultato di demolizioni e ricostruzioni eseguite in tempi diversi, anche a distanza di secoli, le cui tracce ancora sono evidenti. La sua struttura si sviluppa attorno ad un pozzo circondato da un colonnato che in questi anni è stato oggetto dei lavori di restauro e che rappresenta uno dei punti di forza del complesso.
Dal chiostro ora si può accedere ad una sala lettura dedicata ai più piccoli, con salottini e arredi su misura. Ma il porticato conduce anche ad una punto ristoro con un bar che affaccia sul grande giardino esterno. Uno spazio che si estende per circa 4mila metri quadri e che diventerà un vero e proprio parco urbano al servizio della collettività. Un’oasi di biodiversità in pieno centro storico utilizzata anche come teatro di eventi culturali all’aperto. Già ultimato anche un ristorante con cucina attrezzata e 80 posti a sedere. Altro punto di forza dell’edificio è la sala delle “sette stecche”: un ambiente di dimensioni imponenti dalle cui vetrate si può ammirare la chiesa del Carmine. Il monumento del barocco leccese farà da sfondo a sette spazi diversi dedicati al cinema, alla musica, alla danza e alle diverse forme d’arte. Al secondo piano dell’ala destra del complesso sono stati già allestiti gli uffici e le sale lettura multimediali che ospiteranno anche incontri, meeting, esposizioni, congressi ed eventi. Al piano terra dell’ala sinistra, invece, tutto è già pronto per avviare i laboratori per bambini ma anche le sezioni della biblioteca destinate al grande pubblico, ai giovani, alle famiglie, alle persone anziane.

Ogni dettaglio nel corso dell’intervento di restauro è stato curato maniacalmente in una commistione tra antico e moderno di sicuro effetto. Dalle porte, agli arredi, passando per i pavimenti, le vetrate e l’illuminazione: nulla sembra essere stato lasciato al caso. E anche gli interventi di restyling più incisivi, come l’ascensore panoramico che affaccia sul chiostro, sembrano aver rispettato alla perfezione la storia di uno tra i più bei contenitori d’arte e cultura del Meridione. Il rinnovamento della struttura passa attraverso, infatti, attraverso due distinti livelli di funzioni. Da un lato da un lato quello tradizionale, conservativo e di ricerca. Dall'altro quello di nuova piazza delle culture e dei saperi a cui corrispondono spazi destinati a ospitare i diversi servizi.
Durante il restyling, infine, non sono mancate le “sorprese”: dalle tombe agli ossari venuti alla luce durante il rifacimento delle pavimentazioni, agli affreschi sulle pareti sono alla grande sala sotterranea che i francescani utilizzavano come cantina per produrre il vino.
Tutte testimonianze del passato che vanno ad arricchire un contenitore di inestimabile valore di cui presto potranno tornare a godere i leccesi. E non solo.

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