Surbo, Confindustria si tira indietro sullo Scalo merci

Il nodo non riguarda il prezzo di vendita (1,6 milioni) ma i costi ristrutturazione stimati tra i 5 e i 7 milioni

Surbo, Confindustria si tira indietro sullo Scalo merci
di Pierpaolo SPADA
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Novembre 2021, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:42

«A tali condizioni non vi sono i presupporti minimi necessari per tentare effettivamente di recuperare e rilanciare l'infrastruttura logistica». Colpo di scena a 72 ore dalla scadenza del bando pubblico per la vendita e la gestione dello Scalo merci di Surbo, in disuso da più di dieci anni: Confindustria Lecce chiede la sospensione e la riedizione dell'avviso, che abbia ad oggetto la sola gestione. In caso contrario, l'associazione fa già sapere che non vi parteciperà.

La lettera di Confindustria a Fs Sistemi Urbani srl e Ferservizi spa


Lo rivela la lettera che il presidente reggente dell'associazione di via Fornari, Nicola Delle Donne, ha inviato il 2 novembre a Fs Sistemi Urbani srl e Ferservizi spa e, per conoscenza, anche all'assessore regionale allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci che, interpellato, però, non si scompone: «Valuteremo con Fs e Mims eventuali modifiche al bando ma solo dopo la scadenza del 12 novembre. Abbiamo tutto l'interesse che il bando non vada deserto», come nel 2014. In gioco c'è, infatti, il rilancio di un'infrastruttura che potrebbe rappresentare un acceleratore di business per il sistema produttivo territoriale da e per il Mediterraneo, il Nord Europa e la Nuova Via della Seta.


Ecco perché sullo sfondo (della lettera di Confindustria) si arroventa la disputa tra gli operatori logistici e dell'autotrasporto pugliesi e meridionali - da Gts Logistic (Bari) a Lotras (Foggia) - supportati dalle rispettive cordate e non tutti intenti a fare un passo indietro.
Certo, le perplessità sul bando sono manifeste e trasversali sin dal 12 agosto, giorno della pubblicazione. A pesare non è tanto il prezzo di vendita (si parte da 1,6 milioni di euro), quanto piuttosto i costi di ristrutturazione posti a carico dell'acquirente (stimate da Fs in 5/7 milioni di euro) e alcune prescrizioni che limiterebbero l'utilizzo della piattaforma logistica.


Tutte perplessità già emerse e parzialmente saziate durante il confronto con l'amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani, Umberto Lebruto, l'assessore Delli Noci e la viceministra Teresa Bellanova (Mims) promosso da Confindustria Lecce il 24 settembre dopo il sopralluogo allo Scalo. Parlò allora anche il reggente Delle Donne. E, alla luce delle odierne richieste, fa effetto ricordare le sue parole: «Restano numerose ed evidenti criticità di natura tecnica e operativa da chiarire. Abbiamo chiesto a Fs un business plan. È fondamentale, pertanto disse -, che, prima della scadenza del 12 novembre, Fs sciolga i dubbi degli operatori e dia segnali concreti per rendere davvero funzionale lo scalo e, soprattutto, l'operazione economicamente sostenibile».

La richiesta di sospensione 


A giudicar dai fatti, la distanza tra Fs e Confindustria, dunque, resta. Tuttavia, la scelta degli industriali di chiedere la sospensione e la rielaborazione del bando è scaturita, pochi giorni fa, da un altro confronto: quello con uno dei due grandi player logistici in gioco. Le motivazioni? Sono di due ordini: accessibilità ferroviaria e causa pendente/cause potenziali. Confindustria pone dubbi sull'effettiva fruibilità del binario di accesso allo Scalo, atteso che è di proprietà di Trenitalia e non di Rfi; contesta la «genericità dell'indicazione dei treni lavorabili giornalmente» (4) e afferma che «non può essere in alcun modo posto un limite al numero di treni potenzialmente lavorabili».
Il reggente rispolvera anche il quesito sulla lunghezza dei binari dello Scalo: «Il modulo europeo porterà i treni ad alta capacità fino a una lunghezza massima di 750 metri. L'attuale configurazione dello Scalo imporrebbe di dividere il treno. Se il treno venisse spezzato in due tronconi, ogni troncone potrebbe essere considerato 1 treno, dimezzando di fatto il numero di treni che potrebbero entrare nello Scalo». E ancora: «Non vengono indicate le modalità di accesso in termini orari. Sia per esigenze di natura commerciale (clienti) che operativa (circolabilità ferroviaria), l'accesso deve essere garantito 7 giorni su 7 e 24h su 24 senza alcun tipo di limitazione».
Quanto al contenzioso innescato molti anni fa da alcuni residenti che si opposero a Fs per l'eccessiva rumorosità dello Scalo, «il problema - scrive Delle Donne - risiede non tanto nella stima degli importi in caso di perdita della causa in corso, di cui comunque si farà carico parte venditrice, quanto nel fatto che ad avvio delle attività terminalistiche intermodali possa essere sollevato un nuovo giudizio che possa portare anche al totale blocco delle attività».
Ecco le criticità che, a parer degli imprenditori leccesi, «rendono estremamente rischioso l'investimento». Ma Delle Donne si spinge fino a dichiarare che: «Alle attuali condizioni il complesso immobiliare potrebbe diventare appetibile da parte di operatori non interessati a svolgere attività ferroviaria, con conseguente perdita da parte del territorio di un asset logistico potenzialmente strategico. L'opera è stata realizzata con denaro pubblico - dice il manager - e non può essere distratta dalla sua funzione originariamente prevista». Un monito, seguito da un'altra richiesta: «Pubblicazione di un bando che abbia a oggetto la sola gestione dello Scalo. Conseguentemente, tutte le attività relative all'ammodernamento e alla messa in funzione dell'impianto resterebbero in capo alla proprietà dell'infrastruttura logistica in questione. A tali condizioni - avverte Delle Donne - sarebbe già pronta una compagine disposta a investire nell'attività logistica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA