Concussione e peculato, l'accusa chiede otto anni per l'ex carabiniere

Concussione e peculato, l'accusa chiede otto anni per l'ex carabiniere
3 Minuti di Lettura
Lunedì 17 Aprile 2023, 21:20

Arriva il conto dell’accusa, e subito dopo la lunga discussione della difesa. Otto anni la richiesta di pena del pm Francesca Miglietta per un ex tenente dei carabinieri finito a processo per una serie di presunti episodi di concussione e peculato. È stata chiesta l’assoluzione per due capi di imputazione. Hanno avuto il via, ieri, anche le arringhe difensive (l’ex ufficiale è difeso dagli avvocati Giuseppe e Giulia Bonsegna), che affermano l’assoluta estraneità ai fatti del proprio assistito.


Alla sbarra, Giuseppe Serio, 61 anni, originario di Bagnolo del Salento e già comandante delle stazioni di Nardò e di San Pietro Vernotico.

A condurre le indagini erano stati i suoi colleghi militari dell’Arma, coordinati dal pm Paola Guglielmi. 

Gli episodi contestati


Diversi gli episodi contestati, riferiti a un periodo compreso tra il 2010 e il 2018, quando era in servizio a Nardò (per cui il militare fu anche sospeso dal servizio). Il tenente Serio deve difendersi dall’accusa di avere costretto un postino di Nardò a pagargli una multa di complessivi, mora compresa, 951 euro. Lo avrebbe accusato di non avere mai consegnato a casa la contravvenzione di 359 euro elevata a sua moglie a settembre del 2014, dalla polizia municipale di Parma. All’ufficiale viene contestato anche di aver fatto pressioni sul direttore delle Poste di Nardò e sui due responsabili del centro di distribuzione della zona perché convincessero il postino ad ammettere l’errore.

L’altra accusa di concussione: avrebbe costretto il gestore di un bar a sottoscrivere un contratto con una impresa funebre gestita da suo cugino, per installare un monitor pubblicitario nel bar. Con la promessa: «Una mano lava l’altra». Terzo episodio: sin dall’insediamento a Nardò, l’allora luogotenente Serio avrebbe secondo le tesi della procura fatto lavare la macchina di famiglia e quelle di servizio in un autolavaggio, senza sborsare nemmeno un centesimo. Infine i controlli igienico-sanitari sulla tenuta degli alimenti in uno stabilimento balneare in cui sarebbe stato impedito l’ingresso alla moglie del comandante, perché non c’erano più lettini ed ombrelloni e la presenza in una in sartoria mentre era in servizio. Due le parti civili costituite con gli avvocati Marco Rizzo e Massimo Muci. Si torna in aula, dinanzi al collegio (presidente Cinzia Vergine) per ultimare le arringhe e per la sentenza il 17 maggio prossimo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA