«Reddito di cittadinanza locale e “ricreatori” come a Trieste»

Fabio Valente
Fabio Valente
di Paola ANCORA
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Giovedì 2 Marzo 2017, 14:05
Fabio Valente, candidato sindaco per il Movimento Cinque Stelle. Cresce il numero dei poveri che chiedono aiuto, ci sono nuove emergenze alle quali far fronte: ritiene che Lecce sia in grado di farlo oggi?
«Assolutamente no. Sui servizi sociali il Comune è stato latitante. Circa un anno e mezzo fa abbiamo seguito una decina di cittadini che avevano perso la casa, ma dal Comune non abbiamo mai avuto alcuna disponibilità a seguire il problema. Ecco perché abbiamo pensato a introdurre il reddito di cittadinanza locale».
Con quali risorse sosterrete la misura se i leccesi vi premieranno alle urne?
«Abbiamo fatto una prima stima dell’importo. Se l’assessore al Bilancio Attilio Monosi ha garantito la disponibilità di 1,2 milioni di euro per finanziare la CartaFamiglia del candidato Giliberti, non avremmo problemi a sostenere il reddito di cittadinanza locale e potremmo persino ampliare la platea degli aventi diritto. Il reddito si compone di due misure: una assistenziale e una di reinserimento al lavoro. Su quest’ultima misura, pensiamo anche a un sistema per coinvolgere le aziende e prevedere una “rotazione” del fondo. Si stipulano accordi con le imprese che vogliono ampliare il loro organico e che inseriranno persone individuate dal settore Servizi sociali. Queste aziende stipuleranno con i neoassunti contratti di sei mesi a 30 ore settimanali: una quota del 60% del costo di tirocinio la finanzierà il Comune; il restante 40% la ditta. E se alla fine dei sei mesi, l’azienda decidesse di assumere quel cittadino, riceverebbe un ulteriore contributo da parte del Comune per abbattere il costo del lavoro»
Al netto del reddito di cittadinanza, cos’altro prevedete per implementare i servizi sociali in città?
«Quella del reddito è la principale. Ma investiremo anche nella prevenzione del disagio, puntando sui ragazzi innanzitutto. Abbiamo individuato la figura del ricreatore, che esiste a Trieste sin dai primi del ‘900. Si tratta di dipendenti comunali, come per esempio docenti o sportivi, che si occuperanno di una serie di attività pomeridiane per i minori, dal doposcuola alla musica, per impedire l’abbandono scolastico e togliere i giovani dalla strada».
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