Comprare casa: così il mattone spinge la ripresa
E a Lecce Mazzini vince sul centro storico

Comprare casa: così il mattone spinge la ripresa E a Lecce Mazzini vince sul centro storico
di Pierpaolo SPADA
4 Minuti di Lettura
Domenica 3 Giugno 2018, 18:03 - Ultimo aggiornamento: 18:04
Il mercato immobiliare di tipo residenziale stimola la ripresa. Per il terzo anno consecutivo, in provincia di Lecce la compravendita di case è in aumento: +0,5% negli ultimi 12 mesi.
In tutto sono state acquistate 5.780 abitazioni di cui 1.104 a Lecce. Complessivamente, 27 in più sul 2016 e 714 rispetto a tre anni fa.
Sono dati elaborati dall’Osservatorio economico e mettono in rilievo non solo il vivace andamento delle transazioni ma anche la natura delle stesse con riferimento alle aree territoriali di riferimento per la concentrazione delle compravendite, ai quartieri della città capoluogo e alla dimensione degli immobili venduti e acquistati.
Dal report emerge chiaramente che chi cerca casa nel Salento lo fa, soprattutto, a Lecce (18,8%) e, sempre più spesso, sceglie abitazioni di medie-piccole dimensioni nelle aree semicentrali della città, come piazza Mazzini o rione San Lazzaro. Coloro che, invece, guardano alla provincia privilegiano abitazioni più piccole e possibilmente localizzate nelle aree di Gallipoli, Nardò e Casarano.
Ma entriamo nel dettaglio del rapporto, partendo proprio da Lecce. Per motivi legati ai costi ma non solo, il centro storico della città perde quota nei desideri dei nuovi acquirenti. Tra piazza Sant’Oronzo, Duomo e zone limitrofe sono state registrate, infatti, soltanto 111 transazioni, pari ad appena il 10% del totale. Come si diceva, gran parte delle transazioni è avvenuta in relazione a immobili ubicati nell’area semicentrale: parliamo di 569 operazioni, il 51,6% del totale. E di queste 175 sono concentrate tra piazza Mazzini, Ariosto, rione San Lazzaro e Tribunale. Bene anche i quartieri Ferrovia e Leuca (97), la zona dei Salesiani, piazza Partigiani e Conservatorio (94). Meno intenso è lo scambio nel rione Santa Rosa (52), contrariamente a San Pio, viale della Repubblica e viale Taranto (151). Resta buono il mercato in periferia: 299 (27,1%) compravendite: 53 immobili sono stati acquistati tra viale Aldo Moro, Settelacquare e via Merine; 62 nel quartiere Stadio, zona 167, via Rapolla e piazza Palio; 33 tra Sant’Oronzo fuori le mura, via Adriatica e Borgo San Nicola e, tante, 151 case sono state acquistate tra via Monteroni, San Cesario e via vecchia Carmiano. C’è, infine, il rilievo relativo all’area sub-urbana, quella, per intenderci, delle marine leccesi, che ha assorbito il 4,6% delle compravendite, in tutto 31: 17 a San Cataldo e 31 nelle altre località marine.
A Lecce, meglio se sono medio-piccole. Sì, a quanto pare, i nuovi acquirenti non cercano, in maggioranza, grandi abitazioni. Dei 1.104 immobili oggetto di compravendita 51 sono monolocali (4,6%), 256 piccole abitazioni (23,2), 309 case medio-piccole (28), 237 fabbricati medi (21,5) e 251 grandi immobili (22,7).
Tendenza che nel resto della provincia non si conferma. Le più ricercate sono, infatti, le piccole abitazioni (27,4%), poi le medio-piccole (24,2), le grandi (20), le medie (18,2) e, infine, i monolocali (10,3). Come anticipato sono i centri più grandi a registrare maggior intensità di compravendite. In particolare, l’Osservatorio rileva che le aree a maggiore concentrazione (17,5%) sono due. La prima è quella che comprende i comuni di Aradeo, Collepasso, Cutrofiano, Galatina, Galatone, Nardò, Neviano, Porto Cesareo, Seclì e Sogliano Cavour. La seconda, invece, è quella che comprende i comuni di Alezio, Alliste, Gallipoli, Casarano, Matino, Melissano, Parabita, Racale, Sannicola, Taviano e Tuglie. L’area del Capo di Leuca assorbe il 13,9% delle compravendite. L’area nord-ovest (tra Campi Salentina e Veglie) il 7,8 per cento. Meglio l’hinterland leccese (Arnesano, Cavallino, San Cesario, Lequile, Lizzanello, Monteroni, San Pietro in Lama e Surbo) con l’8,7 per cento. La Grecìa salentina (tra Calimera e Sternatia) è all’8,2%. Chiude la zona di Otranto, Santa Cesarea Terne e Castro con solo il 2,1% delle compravendite.



«Dopo la crisi, ecco una boccata d’ossigeno»
«I dati riflettono segnali incoraggianti che danno una boccata d’ossigeno a comparto, quello immobiliare, in forte difficoltà». È il commento di Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio economico, che ha elaborato i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate con riferimento alla provincia di Lecce nel 2017.
Per il terzo anno consecutivo il dato relativo alle compravendite in questo territorio è in aumento.
Che cosa, dunque, è cambiato? Stasi elenca tre principali fattori che starebbero determinando la ripresa o meglio quelli che fino a tre anni fa l’avrebbero frenata. Primo fra questi, è la stretta del credito che, invece, avrebbero dovuto fornire la liquidità necessaria per gli investimenti immobiliari.
Il secondo fattore è il peso crescente delle burocrazia che avrebbe di fatto rallentato le operazioni di acquisto dei fabbricati, con un corposo elenco di documenti da produrre da parte del venditore e anche da parte del compratore. Terzo fattore, infine, la pressione fiscale e tributaria, che con l’incertezza dei regimi e dei relativi oneri, ha scoraggiato i compratori e anche gli investitori: «La crisi – spiega Stasi – è cominciata nel 2008-9 ma il vero crollo si registra nel 2012 con l’introduzione dell’Imu (Imposta municipale propria) che ha fatto contrarre sia le compravendite sia i prezzi, mentre ha raddoppiato, anzi triplicato il carico fiscale. Il valore del patrimonio immobiliare è così tornato ai livelli di circa vent’anni fa. Nel corso degli ultimi due anni, però, sono emersi segnali incoraggianti che fanno ben sperare in una costante ripresa del mercato immobiliare».
Parallela all’aumento dell’indice di compravendite, fa poi notare lo stesso direttore dell’Osservatorio, è la frenata del calo dei prezzi, la diminuzione dei tempi vendita e la stabilizzazione degli sconti in fase di trattativa. È in questo contesto che, dunque, torna centrale il ruolo del credito «per il quale – sottolinea Stasi – è vietato abbassare la guardia nonostante i tassi ai minimi e la crescita delle stipule. In assenza di una situazione reddituale o patrimoniale affidabile non è facile superare il vaglio degli uffici creditizi. Non deve ingannare – così conclude Davide Stasi – il boom delle erogazioni, la cui dinamica di crescita risulta favorita dalle surroghe, ossia dalla possibilità di cambiare le condizioni di mutuo già acceso».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA