Colpo di scena nell'aula bunker: «Quei quattro con l'omicidio di mafia non c'entrano nulla. Vi indico io gli autori»

Un processo di mafia nell'aula bunker di Lecce
Un processo di mafia nell'aula bunker di Lecce
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Lunedì 17 Gennaio 2022, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:49

Colpo di scena questa mattina nell'aula bunker di Lecce nel corso del processo  sull'omicidio di mafia consumato il 2 giugno del 1990 a Tuturano - frazione di Brindisi -  dove fu ammazzato Giuseppe Pagano, di Copertino. Il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Guglielmo Cataldi, ha depositato la lettera ricevuta via pec dal figlio di un collaboratore di giustizia che indica ,mandanti ed secutori diversi da quelli per i quali pende la richiesta del carcere a vita. Ossia il boss storico Gianni De Tommasi, 61 anni, di Campi Salentina, indcato come il mandante; Claudio Conte, 51 anni, di Copertino; Antonio Pulli, 66 anni, di Veglie; ed Antonio De Nicola, 69 anni, di Brindisi, sul quale pesa l'accusa di essere stato l'esecutore materiale dell'omicidio.

La lettera

L'autore della lettera era stato intanto ascoltato dalla procura antimafia ed ha confermato il contenuto della missiva. Ed ora sarà sentito in aula il 2 maggio in videoconferenza da località segreta, beneficiando del programma di protezione previsto per i familiari dei collaboratori di giustizia: tanto ha stabilito il giudice del processo, il gup Simona Panzera, accogliendo le richieste degli avvocati difensori Francesca Cointe, Elvia Belmonte, Fiorendina De carlo ed Andrea Starace. Si è opposto ivece l'avvocato Roberto Rella, legale dei familiari della vittima, orientato piuttosto a che il processo non avesse bisogno di ulteriore istruttoria alla luce della prova già formata. 

«Mandanti i fratelli»

«Dottore buonasera ...,il figlio di... e di.... ho letto la notizia che mandate a giudizio per l'omicidio di Giuseppe Pagano di Copertino,gente che di quel omicidio non c'entra nulla», la lettera inviata alla Dda. «Sia come esecutore materiale sia come mandanti, l'omicidio di Pagano e stato commissionato dai fratelli ....dopo l'uccisione di ..., infatti il suo omicidio e stato fatto poco tempo dopo.

Pagano venne ucciso perché voleva uccidere mio padre perché lui sosteneva che mio padre non essendo affiliato (battezzato)  sarebbe potuto essere un personaggio scomodo e se la sarebbe potuta cantare, nel suo progetto c'era anche in mente l'uccisione di mia mamma perché sapeva che era informata sui fatti. Lui aveva anche pianificato gli omicidi di mio padre e mia mamma che sarebbero dovuti venire una mattina e sarebbe stato lui stesso a commetterli ma i fratelli...  che in quel periodo erano molto legati alla mia famiglia si opposero. E in un tranello insieme ad alcuni componenti del loro clan organizzarono l'omicidio di Pagano».

«Ascoltai tutto»

Fatti avvenuti oltre 31 anni fa, chi ha interpellato la procura antimafia all'epoca aveva 10 anni ma sostiene di ricordare tutto: «Ricordo bene  perché un pomeriggio dietro casa mia ... raccontava ai fratelli  i dettagli e io facendo finta di niente ascoltai tutto. ... raccontò che gli sparò in testa mentre erano in moto. Ricordo bene anche la moto era una Fzr 1000 blu e fu la stessa moto che venne usata per l'assassino di ... e il ferimento di suo figlio sulla torre Rinalda-Surbo. Quel pomeriggio erano presenti in casa parecchie persone, c'erano tutti e tre i fratelli...,e (cita i nomi di sette persone, ndr) mentre festeggiavano tirando cocaina nello stesso posto dove uccisero ..., facevano le battute a mio papà dicendogli scherzosamente:  stu giru te la scappottata».

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