Clochard morto, il parroco: “Non chiudiamo gli occhi”. L'assessore: “Non potevamo fare nulla”

Clochard morto, il parroco: “Non chiudiamo gli occhi”. L'assessore: “Non potevamo fare nulla”
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Venerdì 5 Febbraio 2016, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 14:08
LECCE - "La sua fine non ci deve far chiudere gli occhi davanti ad un'emergenza diventata ormai una priorita' per la societa'". Cosi' don Antonio Murrone, parroco della chiesa di san Massimiliano Kolbe a Lecce, commenta la morte di un clochard di nazionalita' belga, Teodoro, 49 anni, conosciuto come 'Dino', che da molti anni viveva a Lecce. Dino e' morto ieri tra i sedili della sala d'aspetto della stazione ferroviaria di Lecce, che da tempo ormai era diventata la sua casa. Il clochard si e' sentito male verso mezzogiorno e un extracomunitario africano ha chiesto aiuto. Sul posto e' arrivata un'ambulanza del 118 ma Dino ha rifiutato il ricovero, in evidente stato di alterazione, non escluso per l'uso costante di alcool, morendo poco dopo.

"Lo conoscevo bene, cosi' come la sua storia" dichiara don Antonio, che ogni settimana si recava in stazione per accudire Dino, ospitandolo spesso nei locali della parrocchia. "Non si vedeva in stazione da quindici giorni e non sappiamo cosa abbia fatto o dove sia stato in questo lasso di tempo". Dino viveva in strada da sei anni, dopo la morte della sua compagna. In molti lo hanno aiutato in questi anni, dalla Caritas a tanti cittadini comuni, fornendogli pasti caldi e cercando di sollecitare il Comune a dargli un alloggio stabile . Una morte che riapre una ferita ancora aperta e che riporta alla mente la vicenda di Veronica Piggini e di Riccardo Martina, la coppia di clochard trovata morta il 27 gennaio 2014 dopo oltre un mese nella cisterna dello stabile diroccato in cui avevano trovato riparo.

La morte nella stazione ferroviaria di Lecce di un clochard di 49 anni, conosciuto come Dino, "rappresenta una sconfitta per tutti noi" ma in ogni caso non si sarebbe potuto far nulla per evitarla. Lo dichiara in una nota l'assessore del Comune di Lecce ai Servizi sociali, Nunzia Brandi, dicendosi "profondamente addolorata" per la scomparsa dell'uomo di origini belghe. "Posso assicurare sin d'ora tutto il mio impegno - prosegue l'assessore affinche' queste vicende non debbano ripetersi mai piu'", annunciando che "entro la fine di questo mese verra' aperta la Masseria Ghermi, il 'Centro di accoglienza per persone senza fissa dimora: progetto Koine'' ubicato in via Adriatica e destinato ad accogliere persone senza dimora ed ex-detenuti avviati ad un percorso di inserimento sociale". L'immobile fa parte dei beni confiscati alla mafia trasferiti dall'Agenzia del Demanio al patrimonio indisponibile del Comune di Lecce. "Grazie a questa struttura - aggiunge Brandi - potremo dare risposte concrete ad alcune persone che vivono quotidianamente situazioni di disagio". Quanto al caso specifico del clochard morto, l'assessore spiega che l'amministrazione comunale non era a conoscenza della situazione dell'uomo perche' "Dino non e' mai stato in carico ai servizi sociali, che monitorano ogni giorno decine e decine di persone senzatetto e senza fissa dimora. Dino - prosegue - non ha mai richiesto un alloggio popolare per trovare una confortevole dimora e il suo nome non faceva parte nemmeno dell'elenco, fornitoci dalla polizia ferroviaria, di uomini e donne che abitualmente dormono all'interno della stazione. Ma non solo perche' Dino ha sempre rifiutato l'accoglienza notturna offertagli dalla Caritas diocesana, cosi' come ci ha riferito il direttore della struttura. Siamo sempre pronti ad accogliere e a dare un aiuto alle persone che si trovano in difficolta' che vivono nella nostra citta' - conclude Brandi - ma in questo caso non avremmo potuto far nulla per una libera scelta di Dino".
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