Era il 2019. E Roberto Cingolani, già professore nel Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione a Unisalento, apriva l'anno accademico dell'ateneo pugliese parlando di “Futuro e innovazione”. Ora, proprio quei temi che tanto gli sono stati e gli sono cari, lo traghettano al ministero della Transizione ecologica del nuovo governo, guidato da Mario Draghi.
Era quello del fisico italiano, infatti, da settembre 2019 responsabile dell'innovazione tecnologica di Leonardo, il nome in pole position per una casella fra le più decisive dell'orizzonte politico e governativo. Innovare, ribaltando la prospettiva dello sviluppo in chiave verde e digitale, è infatti uno degli assi lungo i quali andranno programmati e spesi i fondi europei del Recovery Fund.
Le origini a Milano, la laurea in Fisica a Bari, il dottorato alla Normale di Pisa, il Laboratorio di Nanotecnologie creato a Lecce, l’Istituto italiano di Tecnologia fondato a Genova, premi, riconoscimenti e, da ultimo, l’inserimento nella ristretta task force Colao per la ripartenza dell’Italia post-Covid: Cingolani, dal 2019, è Chief technology & innovation officer di Leonardo. Nel 2007 la Città di Lecce gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
La lezione di Cingolani e la neutralità della scienza
Cingolani: «La ricerca resta il tallone d'Achille del Paese»
Cingolani al ministero della Transizione ecologica era una delle indiscrezioni circolate in queste ore, nell'attesa che il presidente del Consiglio incaricato, Draghi, arrivasse al Quirinale per comunicare ufficialmente la lista dei ministri prescelti, da sottoporre al Quirinale.