Salento sempre più selvaggio: cinghiali alla Grottella, è allerta

Salento sempre più selvaggio: cinghiali alla Grottella, è allerta
di Alu
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Domenica 5 Gennaio 2020, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 18:33

Almeno tre adulti e altri esemplari di piccola taglia. Appartengono a loro le impronte di cinghiale ritrovate in alcuni uliveti attorno al santuario della Grottella, a Copertino.
 


Un avvistamento decisamente inedito che sembra destinato ad allargare di parecchio la mappa del Salento selvaggio che si è andata tratteggiando negli ultimi anni, ovvero la progressiva rinaturalizzazione del territorio che, dopo oltre un secolo di latitanza, ha visto tornare persino i lupi, che dei cinghiali sono i predatori naturali.

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L'area su cui sinora si è concentrata la presenza di animali selvaggi era stata quella adriatica: tra Frigole, San Cataldo e l'intera zona della riserva naturale delle Cesine, che si estende fino all'agro di Vernole. Qui i cinghiali sono ormai numerosi e i lupi - dopo vari anni di foto trappole e dubbi fugati solo dal test del Dna - oggi sono una certezza: un piccolo branco stanziale si aggirerebbe infatti poco lontano dalla costa.

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Quella dei cinghiali, invece, è stata una scomparsa relativamente recente: ad Alimini e nell'Arneo erano presenti fino agli anni 70. Per Copertino, quindi, sarebbe un ritorno dopo nemmeno cinquant'anni.
 

Per ora da Copertino nessun allarme, solo tra i cacciatori la presenza è accertata ma i pastori che giornalmente frequentano i dintorni della Grottella non ne hanno mai visti dal vivo. Che si tratti di questi animali è indubbio: le impronte, notate e fotografate da uno degli abitanti durante una passeggiata con il cane, parlano chiaro e sono riconoscibilissime anche da non esperti. Simona Potenza, faunista in servizio al centro fauna selvatica del Museo di storia naturale di Calimera spiega che «le zampe - per forma e distanza tra loro - fanno pensare a esemplari di piccola taglia. L'unico dubbio è che si possa trattare di specie ibridate con i maiali comuni e avvistate sempre più spesso».
Non è insolito che gli ibridi vengano immessi in natura anche a scopo di caccia e nella zona - al netto di jogging e passeggiate - si spara parecchio.
Piero Carlino, un altro degli esperti del Museo di Calimera, aggiunge che segnalazioni analoghe negli ultimi tempi sono arrivate anche dall'area del Tarantino, fino a San Pancrazio. Lo spostamento quindi sarebbe ormai nelle cose. «Purtoppo sono ovunque - spiega -, tanto più che nella zona non ci sono allevamenti di maiali da cui gli animali potrebbero essere fuggiti».
Il dubbio resta però sull'origine di questi esemplari: una migrazione o piccoli gruppi alla ricerca disperata di un habitat che da queste parti non trovano?
«Purtroppo la carne di cinghiale è molto richiesta spiega il responsabile provinciale del Wwf, Vittorio De Vitis: -, e le specie ibridate, anche grazie alla facilità con cui si riproducono, potrebbero essersi spinte ovunque, anche tra gli ulivi dell'entroterra».
 

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