Il neo rettore Pollice si presenta: «Ci ho sempre creduto: ora l'Ateneo non solo di Lecce, ma del Grande Salento»

Il neo rettore Pollice si presenta: «Ci ho sempre creduto: ora l'Ateneo non solo di Lecce, ma del Grande Salento»
di Maddalena MONGIò
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Martedì 16 Luglio 2019, 13:53 - Ultimo aggiornamento: 13:54

«Non sarà solo l'Università di Lecce, ma anche di Brindisi e Taranto». L'annuncio a caldo è di Fabio Pollice, neo rettore dell'Università del Salento, che dà subito la rotta per il suo sessennio che si concluderà nel 2025.
Una vittoria annunciata e confermata. Contento?
«Contento, certo. Sono contentissimo, non contento. È un risultato a cui ho creduto fin dall'inizio perché ho avuto modo di interloquire, nel corso dell'ultimo anno, con molti colleghi docenti, del personale tecnico-amministrativo e in qualche modo mi sono reso conto che il progetto che volevo portare avanti incrociava molte delle loro idee, molte delle loro aspettative per cui era molto coincidente con quello che vuole questa Università. Stessa cosa posso dire per gli studenti».
A dire il vero la maggior parte di loro ha sostenuto l'altro candidato. Quindi?
«Continuo a sentirli molto vicini. È vero che il risultato di queste votazioni restituisce un elettorato studentesco più vicino al professore Campiti, ma credo di interpretare correttamente anche la loro posizione. Loro hanno conosciuto il professore Campiti e questa conoscenza si è tradotta nella stima nei confronti della persona. Hanno votato rispettando l'esperienza che avevano fatto con Campiti nei vari organi e nel Consiglio di Amministrazione, soprattutto. Ritengo che questa sia una cosa comprensibile. Ritengo, altresì, che dopo i colloqui fatti, anche in questi giorni, possano leggere positivamente anche la mia candidatura. La mia vittoria non va assolutamente vista come parziale perché manca la componente studentesca che io sento molto vicina e nel corso del mandato ci sarà ampia possibilità per il rettore di interpretare le istanze anche di questa componente, fondamentale della comunità accademica».
Da qui all'insediamento c'è un interregno. Cosa farà?
«Per onestà devo dire che lavorerò per sviluppare e rendere operativo il programma. Lo farò in modo da non interferire assolutamente con la gestione dell'Ateneo perché sino a novembre il rettore è il professore Zara ed è dunque lui che dovrà portare avanti l'interregno. Rispetto molto Vincenzo Zara, rispetto l'istituzione, lui è il rettore e lo sarà fino a quando ovviamente non inizierà il mio mandato. Fino a quella data lavorerò molto sul territorio, che è un punto fondamentale del programma. L'altra cosa fondamentale sarà incominciare a costruire il progetto di governance dell'Ateneo».
Il nome del prorettore vicario non lo ha mai fatto esplicitamente, ma le caratteristiche indicate danno una precisa indicazione. Ci sono già i nomi di tutti i delegati e degli altri prorettori?
«Ho spiegato quali dovrebbero essere le qualità di un prorettore vicario e ho individuato la persona che potrebbe ricoprire quel ruolo. Non l'ho mai nascosto perché ritenevo non si dovesse giocare su questo la campagna elettorale. La scelta del prorettore non sposta l'elettorato, ma ha una caratterizzazione diversa. Il prorettore è una persona che affianca il rettore, una professionalità che è complementare al rettore stesso, garantendo tutte le aree dell'Ateneo. Va individuata la squadra di governo dell'Ateneo e soprattutto le procedure che dovremo seguire attingendo a tutte le aree, a tutti i Dipartimenti, prescindendo da quella che è stata l'adesione iniziale al progetto. Anche chi non mi ha sostenuto, ma che ritengo funzionale al progetto di sviluppo dell'Ateneo saranno coinvolte in questa squadra. Per individuare la governance terrò conto della competenza e della disponibilità. Dobbiamo trovare le persone più competenti incrociando anche la disponibilità dei colleghi. In questo periodo ci saranno una serie di consultazioni e metteremo le basi per il progetto».
Recupererà delegati della squadra di Zara o ripartirà da zero?
«In questo periodo ho avuto modo di parlare anche con alcuni degli attuali delegati. Credo che molti di loro non siano interessati a portare avanti quell'attività. In molti casi lo hanno fatto con grande dedizione e competenza, ma dobbiamo pensare che i docenti universitari hanno bisogno di dedicare tempo alla ricerca e per molti di loro la delega è un'attività istituzionale che toglie tempo alla ricerca. Sarà importante conoscere la disponibilità delle persone e questo mi porta a dire con certezza che la squadra di governo sarà cambiata, non perché non rispetto quanto fatto sinora, ma quei colleghi intendono tornare alla ricerca».
È ancora convinto di riconfermare il direttore generale in carica?
«Certo. Stimo Donato De Benedetto ed è parte di questa comunità accademica».
Quali prospettive per la Cittadella della ricerca di Brindisi?
«Costituirò subito una task force per Brindisi e una per Taranto perché voglio che l'Università non sia solo Lecce, ma tutto il Salento».

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