Chiosco "Il molo" a San Cataldo, chiusa l'inchiesta: dieci indagati, c'è anche Pasqualini

Il chiosco "Il Molo"
Il chiosco "Il Molo"
di Alessandro Cellini
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Giovedì 28 Novembre 2019, 19:46 - Ultimo aggiornamento: 20:49
C'è anche il nome dell'ex assessore del Comune di Lecce Luca Pasqualini nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari che i pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci hanno notificato agli indagati per la costruzione del chiosco "Il Molo" a San Cataldo. Lungo l'elenco di reati contestati a Pasqualini (che figura in qualità di amministratore di fatto della Lg srl e titolare di fatto del chiosco): distruzione o deturpamento di bellezze naturali, lottizzazione abusiva, opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da esse, occupazione abusiva di suolo demaniale, abuso di ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tutto ruota attorno alla realizzazione del chiosco che, secondo la Procura sarebbe avvenuta con atti e autorizzazioni illegittimi, poiché ricadente, tra l'altro, in area sottoposta a vincolo paesaggistico. Gli altri indagati sono Luigi Maniglio, 69 anni, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Lecce; Daniele Buscicchio, 62 anni, all'epoca responsabile dell'ufficio Paesaggio; Maria Antonietta Greco, 66 anni, ex dirigente del settore Urbanistico; Giancarlo Pantaleo, 64 anni, responsabile dell'ufficio Demanio marittimo; Vincenzo Gigli, 70 anni, all'epoca presidente della commissione Paesaggio del Comune; Alfredo Barone, 64 anni, titolare della Idea Line srl; Rossana Capoccia, 49 anni, legale rappresentante della società L.F. srl proprietaria del chiosco in questione; e Caterina Delle Canne, 60 anni, legale rappresentante della Idea Line srl.

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Secondo l'accusa, la realizzazione del chiosco sarebbe avvenuta in seguito alla concessione di un permesso di costruire, rilasciato sul presupposto della licenza di concessione demaniale suppletiva "macroscopicamente illegittima". Concessione che, inoltre, sarebbe stata rilasciata "in totale assenza di procedura ad evidenza pubblica". Nel provvedimento della Procura si evidenzia dunque che le opere (il chiosco-bar) sarebbero "totalmente abusive, prive di permesso di costruire, di autorizzazione paesaggistica e di titolo demaniale, occupanti abusivamente il demanio marittimo dello Stato". L'accusa di corruzione è contestata a Pasqualini e Gigli: il primo, in cambio del parere favorevole al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica, avrebbe assunto la figlia come consulente fiscale de depositario della Lf srl.
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