Chioschi, tutto da rifare: polemica in aula e la delibera viene ritirata

San Cataldo
San Cataldo
di Francesca SOZZO
3 Minuti di Lettura
Martedì 7 Giugno 2016, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 17:17
«Altro che accelerare,  il Comune, se continua così esce fuori strada». Parola di I Love San Cataldo per conto del suo presidente Leo Curasi. Il tema di discussione è l’installazione dei chioschi nelle marine leccesi. La delibera è stata ritirata dallo stesso sindaco Paolo Perrone ieri pomeriggio in consiglio comunale. Non poche le polemiche sulla vicenda con i consiglieri del Partito Democratico che hanno sottolineato come la procedura, sia per l’installazione che per l’affidamento (di sette chioschi nelle marine di San Cataldo, Frigole; Torre Chianca e Spiaggiabella) non sia basata su una delibera «imprecisa e contraddittoria: fa confusione totale tra il Piano comunale del commercio su aree pubbliche e la concessione di suolo pubblico.
 
In particolare richiama la disciplina del commercio - scrivono in documento - e applica quella della concessione di suolo pubblico. In questo modo lede gli interessi degli operatori commerciali e li discrimina. Nessuna tutela, infatti, è prevista per chi ha professionalità e anzianità come, invece, è espressamente richiesto da Codice del Commercio. La verità è che questa delibera serve solo come specchietto per le allodole - proseguono i consiglieri - L’amministrazione illude gli operatori turistici e commerciali di poter accedere al bando a parità di condizioni mentre, invece, almeno due permessi a costruire, su aree individuate dalla libera nell’allegato, sono già stati rilasciati (n. 373 e 374 del 2015) con tanto di numero e data: uno sul lungomare Vespucci e l’altro su Piazza Adriano. Alla faccia della trasparenza. Ma non finisce qui: non esistono criteri che costituiscano indirizzo per il dirigente nell’elaborazione del bando». Un bando a cui sono pronti ad opporsi anche gli stessi commercianti e imprenditori di San Cataldo: «I chioschi andranno a bando a chi offre di più vince? Così non è democratico - ha dichiarato Curasi - Il bando dovrebbe prevedere un tetto massimo di offerta e in base a quello poi si dovrà decidere sulla base di criteri ben stabiliti. Il Comune deve garantire pari possibilità a tutti. Se così non sarà saremo pronti ad intraprendere azioni legali, pronti a firmare esposti». Che per il bando non esistano criteri che costituiscano indirizzo per il dirigente per l’elaborazione del bando lo sottolinea anche il Pd. «Nessuna salvaguardia, quindi, per i requisiti dei commercianti su aree pubbliche come previsto, invece, dalla Conferenza Stato-Regioni per l’attuazione della direttiva Bolchestein. Nessuna tutela per i tanti operatori che hanno già fatto richiesta di assegnazione di suolo pubblico e che hanno il diritto di essere selezionati sulla base del merito». In realtà per gli imprenditori che si sono costituiti in associazione il problema delle marine è ben più ampio. «Non si risolvono i problemi del litorale con dei chioschi. Ma sono necessari degli interventi di sviluppo della zona. «Ci siamo incontrati nei giorni scorsi anche con il sindaco e alcuni assessori - ha proseguito il presidente - abbiamo chiesto la deroga per le feste in spiaggia giusto per mettere in competizione le due coste lavorando con le stesse opportunità, abbiamo chiesto una burocrazia più snella per le strutture precarie come i montaggi delle tende, i gazebo, una sorta di piccolo protocollo dedicato alle marine che hanno differenti caratteristiche rispetto alla città. Ci hanno assicurato che ci avrebbero dato risposte in tempi brevi, ma così non è stato». 
Intanto i chioschi, almeno per il momento non saranno installati, tutto rinviato a data da destinarsi con l’amministrazione comunale pronta a puntare il dito contro l’opposizione accusandola di non aver voluto superare il «deficit di legittimità della norma a vantaggio della crescita del territorio», come ha dichiarato Perrone.
F.Soz.
© RIPRODUZIONE RISERVATA