Centro antiviolenza Renata Fonte: scontro in Comune sulla convenzione

L'associazione antiviolenza potrebbe vedersi togliere sede e sovvenzione a fine anno

Centro antiviolenza Renata Fonte: scontro in Comune sulla convenzione
di Alessandra LUPO
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 14:54

Il centro antiviolenza Renata Fonte rischia di perdere la sua convenzione con il Comune di Lecce e con l'ambito di zona e sulla questione la maggioranza a Palazzo Carafa rischia di spaccarsi ancora una volta. A partire dal 31 dicembre, infatti, data di scadenza dell'ultimo rinnovo, l'associazione guidata da Maria Luisa Toto e intitolata all'assessora di Nardò, potrebbe perdere anche la sua sede nelle sale dell'ex conservatorio Sant'Anna di Lecce, punto di riferimento per le donne vittima di violenza fin dalla sua apertura, nel 1998.
La convenzione inserita nel ambito sociale di zona (che comprende dieci comuni) prevede anche circa 20mila euro l'anno. Ma con l'avvicinarsi della scadenza si è scoperto che il Comune ha in animo di non prorogarla.

L'alzata di scudi del Pd a favore del centro

In tanti hanno sollevato la questione: il Pd ha chiesto di conoscere i motivi della decisione, affrontata la prima volta venti giorni fa nella Commissione Servizi Sociali presieduta da Saverio Citraro (che si aggiornerà oggi alle 8.30).
Dalla seduta venne fuori l'idea di sostituire la convenzione diretta con un avviso di co-progettazione che prevede la gestione condivisa del centro inserendo nel progetto anche personale del Comune e di eventuali altre associazioni, allargando la platea dell'intervento antiviolenza a una rete di soggetti diversificata.
Ma in tanti sono pronti a opporsi, difendendo l'esperienza e l'autonomia del centro. Una realtà con un peso specifico notevole: l'ultimo report parla di 240 donne prese in carico in provincia di Lecce nel solo 2020, un anno particolarmente duro a causa del lockdown. Che il centro sia un'istituzione è fuori questione: da 23 anni (compiuti lo scorso 23 novembre) le donne vittime di violenza vi hanno trovato tutto il sostegno possibile per sottrarsi a situazioni drammatiche.

La prima convenzione 23 anni fa in epoca Poli Bortone


La collaborazione del centro con il Comune di Lecce fu un fiore all'occhiello della giunta guidata da Adriana Poli Bortone che si impegnò per dare casa e continuità all'azione dell'associazione con la stipula della prima convenzione e il comodato d'uso dei locali dell'ex conservatorio Sant'Anna. Negli anni le cose sono cambiate tanto che in tempi più recenti fu il centrosinistra a perorare la causa del centro durante il governo cittadino di Paolo Perrone con iniziative dell'allora capogruppo Pd Paolo Foresio, oggi assessore. Da allora però le cose sono cambiate ancora e oggi il Comune vorrebbe provare un'altra strada.
Il nodo della vicenda sarebbe un finanziamento andato perduto: i 40mila euro che la Regione Puglia stanzia ai centri e che secondo l'assessorato sarebbero sfumati perché la presidente Toto a fine luglio non si presentò ad apporre la sua firma e depositare il progetto. La vicenda è stata ampiamente discussa con botta e risposta sui social tra la presidente e l'assessora al Welfare Silvia Miglietta, tanto che l'associazione, ritenendosi ingiustamente attaccata, ha voluto produrre un cronoprogramma delle interazioni con l'Ambito per dimostrare, carte alla mano, di aver più volte sollecitato la convenzione utile a presentare i progetti richiesti ma senza ottenere risposte.

Un affare burocratico fatto di pec e protocolli che a detta della Regione non metterebbe comunque a rischio quei fondi, già destinati al Comune di Lecce. Resta da capire se questo avverrà tenendo fede all'impegno preso 23 anni fa con l'associazione oppure no.

Nella commissione di oggi se ne saprà certamente di più. Ma la consigliera comunale del Pd Paola Povero ha già fatto sapere in una nota che appoggia la causa del Centro e che quindi la maggioranza, qualora l'amministrazione deciderà di interrompere la convenzione, finirà per dividersi (nuovamente). «Il Centro è un punto di riferimento per le donne nonché testimone speciale delle loro sofferenze - scrive la consigliera -. Un sostegno e un aiuto per quante non trovano il coraggio di denunciare».
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