Coldiretti, la denuncia di Cantele: «Da giugno centinaia di ulivi trasformati in carboni ardenti: è inaccettabile, colpa dei ritardi sugli espianti»

Coldiretti, la denuncia di Cantele: «Da giugno centinaia di ulivi trasformati in carboni ardenti: è inaccettabile, colpa dei ritardi sugli espianti»
di Maria Claudia MINERVA
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Martedì 8 Settembre 2020, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 13:15
Centinaia di ulivi trasformati in carboni ardenti. Nel Salento, dal mese di giugno ad oggi, è stata un'escalation di episodi che si sono susseguiti senza pausa, con conseguenze ambientali, economiche e di immagine incalcolabili. «Sono migliaia gli ulivi bruciati in due mesi nel Leccese in campi abbandonati, con alberi secchi e morti per la xylella, con un rilevante problema sicurezza nelle campagne desolate e piene di erbe infestanti secche» conferma il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele.

Non bastavano i danni della xylella fastidiosa, adesso a deturpare il paesaggio salentino anche gli incendi.
«Quanto sta accadendo è inaccettabile perché oltre ad aver subito un danno incalcolabile al patrimonio olivicolo, gli agricoltori non riescono ancora ad espiantare e reimpiantare e soprattutto a scegliere la necessaria diversificazione colturale. Ai danni ingenti all'agricoltura si sommano quelli d'immagine, con gravi ripercussioni al paesaggio, alla cultura e al turismo in un territorio come il Salento ricco di luoghi di straordinaria bellezza che hanno attirato negli anni un numero crescente di vacanzieri italiani e stranieri per ammirare le bellezze naturali».
L'associazione che rappresenta ha già contato quasi 1.500 roghi.
«Come l'anno scorso l'area più colpita è nel territorio di Ugento e zone limitrofe. In soli due mesi sono stati 118 gli interventi dei volontari della Protezione Civile a Ugento e nelle aree limitrofe per spegnere gli incendi degli uliveti ormai secchi per colpa della batteriosi. Il 70% degli incendi interessa gli ulivi, una strage che si ripete ormai ogni anno, lasciando paesaggi lunari in Salento dove le fiamme si moltiplicano riducendo le piante colpiti dall'infezione in torce gigantesche, anche a causa dell'abbandono forzato in cui versano campi pieni di sterpaglie e infestanti, con evidenti problemi di sicurezza».

Qualcuno avanza l'ipotesi che dietro a questi incendi si nasconda una precisa volontà di svalutare i terreni. Lei che ne pensa?
«Rispediamo al mittente qualunque ipotesi fantasiosa che intenda trasformare gli olivicoltori in piromani ai fini di speculazione edilizia. Ricordiamo che il Consiglio regionale il 31 Marzo 2016 ha approvato con un testo emendato la legge del consigliere Blasi che impone nelle aree colpite da xylella il divieto di cambio della destinazione urbanistica, così come non si può costruire per i sette anni successivi all'eventuale abbattimento. Gli agricoltori hanno solo bisogno di interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e la mancanza di impegni concreti per la ricostituzione del patrimonio olivicolo distrutto, mentre non sanno come comportarsi per realizzare nuovi impianti resistenti e tornare a lavorare e produrre per sottrarre le campagne all'abbandono».

Come fermare, intanto, gli incendi?
«Unica soluzione per fermare il fenomeno grave dei roghi è strappare le campagne allo stato di abbandono in cui versano ormai da 6 anni. Le lungaggini e gli intoppi regionali per liberare le risorse della sottomisura 5.2 del Psr Puglia hanno prodotto ritardi biblici negli espianti, tanto che molti agricoltori saranno costretti e reimpiantare, se tutto va bene, nel marzo 2021. A questo si aggiungono i vincoli paesaggistici che ancora ostacolano la rigenerazione del Salento, gli espianti e i reimpianti anche di altre colture che libererebbero finalmente il Salento dalla condanna di una monocoltivazione. Vanno ridate agli agricoltori le chiavi delle proprie aziende, va ridata loro la speranza di poter ripartire per salvare il territorio salentino dallo scenario spettrale che ancora oggi è davanti agli occhi di tutti noi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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