Ceci, piselli e patate: semi antichi salentini sbarcano in Kenya

Ceci, piselli e patate: semi antichi salentini sbarcano in Kenya
di Donato NUZZACI
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Giovedì 25 Aprile 2019, 09:39
I semi antichi del Salento arrivano a Langobaya, nel sud del Kenya, attraverso il lavoro di un gruppo di enti e l'organizzazione non governativa Karibuni. Le varietà di pomodori d'inverno, ceci neri di Zollino, pisello di Vitigliano, la pestanaca di Tiggiano, bietola di Castiglione, patata dolce di Frigole, sono stati piantati nei giorni scorsi nei terreni del Paese centroafricano e portati materialmente lì dal volontario e veterinario salentino Maurizio Caputo, inviato sul posto nell'ambito di un progetto promosso dall'Università degli Studi di Teramo e da alcune associazioni (Parco Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, Casa delle Agriculture Tullia e Gino di Castiglione e associazione agroalimentare Nerò di Zollino). Il programma ha messo in contatto la facoltà di Medicina veterinaria dell'Università di Teramo con la Pwani University nella contea di Kilifi in Kenya, grazie all'accordo con il preside di facoltà, il salentino Augusto Carluccio, e prevede la coltivazione di semi antichi della terra pugliese, «che potrebbero rivelarsi un elemento nutrizionale importante per la popolazione locale, ma anche di commercio».
«Quando Gianfranco Ranieri di Karibuni ci propose l'utilizzo delle case verdi della sua Ong a Langobaya a fini sperimentali e di studio - racconta Caputo - l'idea mi piacque molto, nella prospettiva di cercare di realizzare un progetto di agriculture sostenibile. Da qui è nato il network di associazioni ed enti della nostra provincia che hanno donato i semi antichi. La marcia del seme di Castiglione è dunque arrivata a Langobaya - continua -. Dove abbiamo piantato i semi nelle nuove serre delle fattorie Karibuni, dotate di un efficiente impianto a gocce con la supervisione dell'agronomo Jackson Kanai, responsabile agricolo della ong, nella speranza che possano nascere, crescere produrre come avviene nei nostri territori». Ora le associazioni aspetteranno questa prima fase della sperimentazione. «Se i risultati saranno incoraggianti, si partirà con un progetto più articolato e strutturato. La speranza è che attraverso l'utilizzo dei semi antichi e con un'agricoltura sostenibile si possa creare sostentamento e anche reddito per quest'area dell'Africa estremamente povera».
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