Case vacanza, caccia agli abusivi. «Stanati, si mettono in regola»

Case vacanza, caccia agli abusivi. «Stanati, si mettono in regola»
di Alessandra LEZZI
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Mercoledì 29 Agosto 2018, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 12:37
La lotta all'evasione della tassa di soggiorno non è semplicemente la volontà di affermare il principio del rispetto delle regole. Principio che pure, sottolineano i sindaci, ha una sua valenza ai fini della tutela dovuta a chi invece paga regolarmente. Tuttavia, quella che sembra una cifra irrisoria che varia dai 50 centesimi a poco più di un 1 euro al giorno a ben guardare gli introiti complessivi di fine stagione, per le casse comunali significano somme che vanno dai 400mila al milione di euro per ciascuno Comune. Tutt'altro che quisquilie. Fondi che vengono poi reimmessi sul territorio: assunzioni stagionali di vigili urbani, realizzazione di parcheggi, servizi navette sono solo alcuni degli esempi di buona gestione dell'imposta. Somme di tale genere sono realmente una boccata d'ossigeno per piccoli municipi che in pochi giorni triplicano le presenze sul proprio territorio.
I grandi numeri di inizio estate in termini di sommerso hanno riguardato soprattutto Melendugno, Gallipoli e Porto Cesareo. Il sindaco Marco Potì si è attrezzato con una vera e propria task force: un vigile urbano, un responsabile dell'ufficio tributi e un professionista esterno. Poi un software in grado di mettere insieme i dati dei diversi siti di prenotazione on line. E così, se nei primi giorni di luglio si erano individuate 900 strutture extralberghiere sconosciute, alla fine di agosto sono stati scoperti ben 1.400 immobili utilizzati per accogliere i turisti senza però versare il tributo previsto.
A fronte di 150 strutture registrate, tra il centro urbano, l'entroterra e le marine di San Foca e di Torre dell'Orso, dopo l'avvio dei controlli, presso gli uffici municipali si sono autodenunciati, e simultaneamente accreditati, ben 80 soggetti. Ma i numeri sono ben altri. Si tratta, infatti, di gestori di immobili. Il che significa che complessivamente sono stati dichiarati ben 450 strutture extralberghiere finora sconosciute. «E' una piccola vittoria. Che però arriva da un grande lavoro di squadra», spiega Piero Marra, presidente del consiglio comunale di Melendugno, con delega al bilancio. «Ad oggi aggiunge nelle casse comunali, da questo tributo, sono arrivati oltre 325mila euro. Non sono pochi. Abbiamo modificato il regolamento relativo all'imposta assoggettando i cosiddetti affitti brevi (quelli delle strutture non propriamente alberghiere) al costo di cinquanta centesimi giornalieri a luglio e agosto, settimanali nei mesi di bassa stagione».
Circa 120 le lettere fatte partire dall'ufficio tributi. Bonarie, certo. Ma che indicavano chiaramente i rischi, in termini di esose sanzioni, cui andava chi incontro chiunque avesse continuato a lavorare nel sommerso. Una scelta che ha pagato. Le autodenunce, considerata la possibilità di evitare altro genere di provvedimenti, non si sono fatte attendere. Del resto, l'opportunità di affittare le seconde case ai turisti pare essere particolarmente apprezzata. Non solo risulta economicamente più soddisfacente. Ma, a quanto pare, è una opzione che consente di essere svincolati da una serie di obblighi ed evita situazioni sgradevoli con inquilini a lungo termine.
«Ci stiamo organizzando per il mese di settembre con i corsi in materia tributaria ai nostri dipendenti, per fare in modo che siano più preparati nella prossima stagione. Finora comunque il recupero dei fondi evasi negli anni precedenti è fermo a 35mila euro, o poco più», spiega Marra. Che poi aggiunge: «Tenete conto che la difficoltà sta anche nell'impossibilità di accedere alla banca dati della Questura a cui le presenze arrivano puntualmente come da legge».
Se evidentemente la gestione della sicurezza, come sappiamo, prevale sulla privacy, quest'ultima ha la priorità in tema di individuazione degli evasori attraverso i vacanzieri paganti. Comprensibile, tutto sommato.
Anche Porto Cesareo e Gallipoli hanno registrato diverse autodenunce dopo le lettere fatte partire nel tentativo di un recupero bonario del sommerso. Per i dati, in questo caso, c'è da attendere qualche giorno, ma il fenomeno dell'emersione dal nero comincia a muovere i primi passi. Quanto rilevante si vedrà. Gli agenti di polizia municipale hanno eseguito numerose ispezioni. Attraverso le agenzie si sono svolti i controlli incrociati con i siti di booking e le recensioni sul web. Ma il periodo di ferie di qualche dirigente non ha consentito in queste ore di riuscire a stilare un'analisi dettagliata.
Curioso, poi, il caso di Alliste. La tassa di soggiorno qui non c'è. «Noi facciamo pagare l'Imu sulle seconde case anche a chi risiede all'estero. Non abbiamo voluto infierire ulteriormente - spiega l'attuale vicesindaco Antonio Renna - e ci stiamo organizzando con un sistema informatico che serve soprattutto ad individuare chi lavora completamente in nero, ma in gran parte il nostro turismo è legato ad emigranti da generazioni che tornano in terra natìa per le vacanze estive».
Le verifiche proseguiranno nelle prossime settimane. Il punto non è solo l'evasione fiscale. Conoscere il dato reale delle presenze sul territorio significa avere contezza della quantità e della tipologia dei servizi necessari. E' un'arma a doppio taglio, in fondo, per i comuni. Comporta, poi, non avere più scusanti.
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