Case popolari, la verità di Monosi: «Io, assessore per caso, ho fatto tutto in regola»

Lungo esame in Aula: «Dovevo fare il vicesindaco, non vollero»

Case popolari, la verità di Monosi: «Io, assessore per caso, ho fatto tutto in regola»
di Roberta GRASSI
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Sabato 17 Dicembre 2022, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Un fiume in piena. Per difendersi, per spiegare a gran voce di aver agito nel recinto delle regole e dei «regolamenti». Il resoconto è anzitutto cronologico. Poi più dettagliato, legge per legge. È durato a lungo, ieri, nell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola l'esame dell'ex assessore Attilio Monosi, imputato nel processo case popolari che narra di un presunto mercimonio di alloggi in cambio di voti.

Monosi risponde di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e all'abuso d'ufficio.

Un esame interrotto nel primo pomeriggio, per riprendere il 9 gennaio prossimo.

La ricostruzione

Una ricostruzione iniziata dal generale, dai retroscena della sua carriera politica. Un percorso che inizia nei primi anni Duemila e prosegue con l'elezione a sindaco di Paolo Perrone. «Perrone una mattina mi chiese di andare al mare insieme e mi disse, solo tu puoi far fronte a questa situazione. Lecce era in una forte condizione debitoria. Fu una chiamata alle armi, accettai l'incarico di assessore al Bilancio, ed effettivamente riuscimmo a risolvere e risanare».

Poi il secondo mandato: «Eravamo su una seggiovia di non so quale località sciistica, e mi annunciò che sarei stato il suo vicesindaco, poi il giorno stesso in cui veniva presentata la giunta mi fu riferito, sempre da Perrone, che Raffaele Fitto non aveva voluto e che preferiva Messuti. Fui posto davanti a una difficile decisione, rimasi male e per reazione, immaginate lo stato d'animo, scelsi le deleghe restanti, tra cui le Politiche abitative. Se avessi saputo non lo avrei mai fatto». Nessuna consapevolezza, quindi, a suo dire, di cosa fosse accaduto in quel settore prima di allora. Nessuna competenza specifica. Un caso: «Io faccio tutt'altro, sono un commercialista». Poi le perquisizioni, nel giugno 2015.

E il riferimento al suo predecessore, in quel momento parlamentare, Roberto Marti: «Ero in ottimi rapporti con Marti, ma non so se un amico avrebbe consentito di lasciarti sulla graticola». Specificando, poi, a domande del pm di voler intendere che si sarebbe aspettato un intervento politico di difesa, dopo che l'esistenza dell'inchiesta era venuta a galla. Monosi ha continuato a lungo a rispondere alle domande del pm Massimiliano Carducci, dinanzi al collegio giudicante (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio). Non senza qualche attrito con il pm. È difeso dagli avvocati Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi. È poi entrato nel merito delle scelte politiche sulle case parcheggio, sui regolamenti. Sulle decisioni assunte. Difendendo il proprio ruolo di assessore, quindi politico e il proprio operato. Le case parcheggio, le scelte sulle morosità e sugli sgomberi. Il clima difficile, considerati gli interlocutori: «Una bomba».

Il processo

Nel processo si parla di un mercimonio di case popolari, secondo l'accusa. In sostanza irregolarità commesse nella gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Tra gli imputati figurano oltre all'ex assessore Monosi, Luca Pasqualini e l'ex vicepresidente del Consiglio comunale Antonio Torricelli. La gestione degli alloggi, secondo l'accusa (sostenuta inizialmente anche dal pm Roberta Licci) era stata strumentale alla raccolta dei voti. Vale la pena di ricordare che l'inchiesta bis sullo stesso tema è stata archiviata per gli ex sindaci Paolo Perrone ed Adriana Poli Bortone, nonché i dirigenti comunali Luigi Maniglio (Urbanistica, in pensione) e Nicola Elia (Cultura) ed infine il dipendente Maurizio Guido (Ufficio casa). E anche per Roberto Marti. Proprio su richiesta dei due magistrati inquirenti. Si torna in aula, sempre alla bunker, il 9 gennaio per completare l'esame di Monosi che, a quanto è stato previsto, dovrà ancora affrontare alcune questioni riguardanti i singoli capi di imputazione a lui contestati. L'ex assessore ha anche annunciato di aver raccolto corposa documentazione da consegnare al Tribunale.

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