Case popolari, parla l'ex assessore Monosi: «Due assegnazioni gestite dal sindaco Perrone»

Case popolari, parla l'ex assessore Monosi: «Due assegnazioni gestite dal sindaco Perrone»
di Roberta GRASSI
4 Minuti di Lettura
Martedì 31 Gennaio 2023, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 10:24

«Quelle due assegnazioni furono gestite dal sindaco di Lecce, Paolo Perrone. Erano situazioni disperate, e difatti nella delibera si può leggere che l'istruttoria fu fatta dall'ufficio di gabinetto del sindaco, poi firmai io l'atto quale assessore al ramo». Ha continuato a parlare a lungo, Attilio Monosi, l'ex assessore alle Politiche abitative che finì ai domiciliari in una inchiesta in cui si ipotizzava che attorno alla gestione degli alloggi popolari vi fossero ipotesi di corruzione, ossia richieste di consenso elettorale.

Ieri il controesame dell'ex assessore


Il controesame di Monosi si è concluso ieri, nell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola. A porgli le domande l'avvocato Riccardo Giannuzzi, che lo difende al fianco dell'avvocato Luigi Covella. In chiusura anche alcuni ulteriori interrogativi posti dal pm Massimiliano Carducci, che sostiene l'accusa.
«In tutte le intercettazioni, in tutti i pedinamenti di cui sono stato oggetto - ha anche aggiunto Monosi - non è mai stata rilevata una richiesta di sostegno elettorale, mai una presenza nel comitato elettorale di persone legate alle case popolari», ha precisato il politico.

Che è tornato a delineare un quadro di forte agitazione attorno alla gestione degli alloggi e alla loro assegnazione. Un contesto fatto di richieste pressanti, di situazioni di disagio. Una «bomba» pronta ad esplodere, come l'aveva definita nell'audizione iniziale, due udienze fa. Il processo si sta celebrando dinanzi al collegio giudicante presieduto da Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio.

I capi di imputazione


Ieri, ancora per ore, sono stati passati in rassegna tutti i capi d'imputazione. Ogni singola accusa. «Due assegnazioni - ha spiegato Monosi, dopo aver descritto l' estrema difficoltà in cui si operava - sono state fatte per volontà del sindaco Paolo Perrone». Si tratta nello specifico dei casi riguardanti Anna Paola De Castro e Maria Reggio.
«Si trattava di due famiglie che chiedevano continuamente appuntamento al sindaco. La delibera - ha proseguito - è ovviamente a mia firma, ma l'istruttoria è stata fatta dal gabinetto del sindaco». Monosi ha poi parlato del presunto ritorno elettorale: «Sarebbe il caso di andare a verificare quanti voti io, Pasqualini e Torricelli abbiamo ricevuto nella circoscrizione Stadio, in cui si trovano le case popolari. Io sono senz'altro quello che ha ricevuto meno preferenze di tutti. Ero sotto il 20 per cento. E quel 20 per cento era il frutto della mia normale attività politica. Non c'è nessuna ombra, emerge chiaramente dalle intercettazioni e dall'esito dei pedinamenti. Non ho avuto alcun ritorno, non l'ho mai chiesto. Sono stati inviati solo messaggi seriali, a tutta la rubrica telefonica».
Ancora una volta Monosi è tornato sul regolamento, approvato «all'unanimità» dal consiglio comunale. E sulla linea di tolleranza che si era deciso di mantenere per evitare scontri, disordini. Per gestire, ha specificato, una vera e propria emergenza.
Si è poi sottoposto al controesame (per l'esame erano stati acquisiti i verbali degli interrogatori) l'ex consigliere comunale Antonio Torricelli che ha ribadito di aver votato il regolamento sulle case popolari approvato «all'unanimità» dall'intero consiglio comunale.

Le assegnazioni


Secondo l'accusa una parte delle case popolari e degli alloggi parcheggio sarebbe stata assegnata in cambio dei voti alle elezioni comunali, europee e regionali del 2012, 2104 e del 2015. E alcuni componenti dell'amministrazione comunale di quegli anni sarebbero intervenuti anche per bloccare gli sgomberi. In tutto ad essere originariamente coinvolte erano 47 persone, 34 delle quali sono imputate in questo processo con rito ordinario.
Stando alle contestazioni il sistema sarebbe stato articolato con la possibilità di intervenire a diversi livelli: bloccando gli sgomberi e le nuove assegnazioni, ad esempio. Facendo risultare appositamente situazioni di emergenza. Cercando sponda alla Regione per chiedere il varo di una legge a favore degli abusivi. E creando una graduatoria parallela. Anche i collettori di voti, ossia i capi-popolo che avrebbero messo sui piatti della bilancia i voti in cambio delle case.
Quanto agli imputati, tra gli eccellenti figurano, come si diceva, oltre all'ex assessore Monosi, Luca Pasqualini e l'ex vicepresidente del Consiglio comunale Antonio Torricelli che continuerà a parlare a fine maggio.
Ma ci sono altri stralci: quelli archiviati, per varie ragioni, e quello sorto dal processo con rito abbreviato che pende attualmente in Appello e in cui il pg ha invocato condanne fino a 3 anni per tre imputati.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA