Processo Case popolari, Monosi e Torricelli in aula: c'è il sì all'interrogatorio

Processo Case popolari, Monosi e Torricelli in aula: c'è il sì all'interrogatorio
di Erasmo MARINAZZO
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Sabato 15 Ottobre 2022, 22:11 - Ultimo aggiornamento: 22:13

Si sottoporranno all’interrogatorio in aula l’ex assessore comunale Attilio Monosi e l’ex consigliere d’opposizione Antonio Torricelli, nel processo che contesta l’assegnazione delle case popolari di Lecce, il blocco delle graduatorie e degli sgomberi in cambio del sostegno elettorale. Che entrambi si sottoporranno all’esame del pubblico ministero della Procura di Lecce lo ha annunciato l’avvocato difensore Luigi Covella (Monosi è difeso anche da Riccardo Giannuzzi) nell’ultima udienza tenutasi nell’aula bunker davanti ai giudici della seconda sezione penale (presidente Pietro Baffa, a latere Valeria Fedele e Roberta Maggio). Parleranno almeno due ore ciascuno, le previsioni del difensore. 

Altri eccellenti al banco degli imputati


Nell’elenco degli “eccellenti” al banco degli imputati ci saranno anche l’ex assessore Luca Pasqualini, come anche dirigenti, funzionari ed ex di Palazzo Carafa quali Paolo Rollo, Pasquale Gorgoni e Giovanni Puce. Se si faranno esaminare o se si avvarranno della facoltà di non rispondere lo chiariranno in udienza assistiti dagli avvocati difensori Giuseppe Corleto, Stefano De Francesco, Amilcare Tana, Ivana Quarta e Giuseppe Minerva. 
Per Monosi l’esame in aula costituirà l’occasione anche per poter replicare ad un altro imputato, l’ex dirigente comunale Giuseppe Naccarelli: nell’ultima udienza ha continuato a sostenere che fosse lui a tenere bloccate le domande per formulare la nuova graduatoria di assegnazione delle case popolari, come anche le pratiche di riscossione delle morosità Su quest’ultimo punto, inoltre, Naccarrelli, ha sostenuto che La Lupiae Servizi, incaricata delle riscossioni, avesse trattenuto in cassa oltre 200mila euro destinati al Comune.

Pendevano invece - ha riferito ancora l’ex dirigente- 432 morosità per oltre 200mila euro non riscossi.


Rispondendo in aula alle domande del magistrato che ha condotto le indagini con la collega Roberta Licci (temporaneamente distaccata al ministero della Giustizia) ed il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, Naccarelli ha ribadito che a settembre del 2012 l’allora sindaco Paolo Perrone gli chiese di passare all’Ufficio Casa poiché aveva bisogno di una persona di fiducia: «Ho capito che si trattava di una situazione delicata, che poi me ne sono accorto dopo, visto che sono arrivato in un settore disastrato», l’incipit dell’esame. «Perchè era un settore stagnante, un settore che da anni non svolgeva l’attività che doveva svolgere. Sono stato giusto tre-quattro mesi, ma in quei tre-quattro mesi ho potuto verificare una situazione di pregresso e di arretrato delle quali nessuno si è mai preoccupato. E che a me invece preoccupava».
Naccarelli ha ricordato che il Sunia, anche attraverso i media, sollecitava la pubblicazione del bando 2011, fermo da mesi, anche perché l’ultima graduatoria risaliva al 1999. E dello scontro avuto con Monosi per avere inviato i solleciti di pagamento ai morosi: «Cominciarono a venire le persone, alcune spontaneamente, altre sono andate dall’assessore, perché poi arrivò lui con un pacco di queste raccomandate, alcuni sono venuti da me a tirarmele in faccia. Avevamo, diciamo, rapporti personali diretti con gli uffici. Arrivò l’assessore al ramo, che era l’assessore Monosi, con un plico di raccomandate, di quelle che avevo inviato a tutti i morosi. Venne inveendo contro di me perché avevo preso questa iniziativa senza aspettare la sua decisione».

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