Lettera del Comune al sindaco: «Lei non ha più diritto all'alloggio popolare». E il primo cittadino risponde con l'avvocato. Il caso finisce in Procura

A sinistra Leonardo Donno, a destra Pierpaolo Cariddi
A sinistra Leonardo Donno, a destra Pierpaolo Cariddi
di Paola ANCORA
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Sabato 30 Gennaio 2021, 13:54

Una casa popolare assegnata trent'anni fa a una donna anziana e trasferita da questa al nipote finisce al centro di un esposto depositato in Procura dal parlamentare Leonardo Donno, esponente del Movimento Cinque Stelle pugliese. Il perché è presto detto: il nipote in questione, nel frattempo, è divenuto sindaco del Comune di Otranto. Si tratta, infatti, di Pierpaolo Cariddi che, secondo l'accusa lanciata da Donno, rivestirebbe entrambi i panni: quelli dell'occupante senza titolo, destinatario di un avviso di decadenza, e quelli di amministratore dell'ente che, per il tramite della Municipale, dovrebbe provvedere a liberare l'alloggio e a far scorrere la graduatoria degli aventi diritto a occuparlo. Cariddi, interpellato, si difende: «Quell'alloggio di via Antonio Primaldo - dice a Quotidiano - l'ho ristrutturato a mie spese perché Arca promise di vendermelo, più di dieci anni fa». 

Per comprendere cosa sia accaduto bisogna fare un passo indietro, a trent'anni fa, quando - stando alle dichiarazioni di Cariddi - Arca Sud Salento assegna un alloggio popolare alla nonna dell'attuale sindaco. Tale alloggio, come la legge prevedeva e consentiva, passa poi a Cariddi: «Vivevo con lei, ero ancora studente o da poco laureato» ricostruisce lui. 

«Da più di tre anni, ossia dall'inizio del suo mandato - scrive Donno nell'esposto - Cariddi ha però perso il diritto a detenere quell'abitazione, avendo una fonte reddituale non corrispondente ai criteri di assegnazione di una casa popolare. L'assegnazione è sì precedente al suo mandato politico - spiega il parlamentare -, ma l'anomalia consiste nel fatto che quella casa, di proprietà di Arca Sud Salento, ad oggi risulterebbe ancora nella sua disponibilità. Né ceduta, né riassegnata, come avrebbe dovuto essere almeno da tre anni e mezzo a questa parte».

Nel frattempo proprio il deputato grillino ha chiesto al Comune idruntino, come già aveva fatto con decine di altri Comuni del Salento, di poter prendere visione di tutti i dati inerenti l'occupazione abusiva di case popolari, per tentare di dare una cornice di certezza a una emergenza i cui contorni sono mutevoli, confusi, spesso - come è stato accertato a Lecce - persino lambiti dagli interessi della criminalità organizzata. Proprio Otranto, però, non ha mai risposto alle sue richieste, nemmeno dopo l'ultimo sollecito, lo scorso gennaio, quando Donno ha specificato di voler conoscere «le sei procedure di decadenza insistenti sul territorio comunale, risultanti dall'ultimo accesso agli atti.

Anche questa seconda nota è rimasta senza riscontro. Da quanto precede - scrive dunque il deputato nell'esposto - emerge con evidenza che l’omessa emanazione del provvedimento di decadenza per mancata occupazione dell’alloggio, circostanza evincibile dalla mancata emanazione di un provvedimento di scorrimento della graduatoria e della consequenziale assegnazione del predetto alloggio in favore di altro soggetto, configurerebbe omissione di atti d’ufficio a carico del dipendente comunale a ciò preposto e potrebbe altresì configurare ipotesi di reato anche a carico dello stesso Cariddi, ove l’utilizzo dell’immobile sia stato di fatto concesso da quest’ultimo ad altro soggetto non formalmente assegnatario». 

Sarà dunque la Procura a dover dire se e quali illeciti siano stati commessi in questa vicenda che, al netto degli aspetti squisitamente legali e giudiziari, rischia di provocare più di qualche contraccolpo politico al sindaco Cariddi. «Donno - attacca il primo cittadino - vuole fare soltanto speculazione politica. Per decenni ho vissuto in quella casa con mia nonna e proprio due settimane fa, ho dato mandato al mio avvocato perché proceda alla voltura in nome di mia figlia, che ci abita ora e che diventerà promissario acquirente al mio posto». Insomma per Cariddi, in passato, Arca Sud Salento propose agli inquilini di quel condominio popolare di acquistare le abitazioni e la famiglia Cariddi si disse pronta all'acquisto, «pagando un anticipo - aggiunge il primo cittadino- e investendo nella ristrutturazione dell'immobile». Poi la compravendita andò in fumo, «per problemi legati da un lato a un difetto edilizio e, dall'altro, alle liti fra condomini, «ma Arca nel frattempo mi ha comunicato di aver perso i requisiti a detenere la casa». In realtà, Arca lo ha comunicato al Comune e il Comune, con una lettera del segretario comunale, lo ha comunicato all'intestatario dell'alloggio, cioè al sindaco in carica. «Al Comune ho risposto per il tramite del mio avvocato, Antonio Carone - dice ancora Cariddi - perché intendo far valere i miei diritti. Ora lì abita mia figlia, provvederemo alla voltura. Il problema delle graduatorie, a oggi scadute, è un problema a latere, ma la legge è uguale per tutti. Anche per me». 

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