Case popolari e voti, quel coltello mostrato all'assessore. L'interrogatorio di Monosi

Lecce, il Palazzo di Giustizia
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Lunedì 22 Ottobre 2018, 09:52
Il coltello che spunta durante un incontro, le pressioni per le case popolari, una determina degli uffici comunali per accelerare le assegnazioni in via Potenza. E anche una bolletta pagata.
Attilio Monosi, l'ex assessore alla Casa che parla davanti al pm. E il quadro dei rapporti tra i politici e i collettori di voti - in questo caso «elettori di Luca Pasqualini» come mette a verbale lui stesso - che si arricchisce di nuovi dettagli.
Inquietanti per il contesto in cui si sviluppano i rapporti. Circostanziati per come Monosi (agli arresti domiciliari) li ricostruisce accendo i riflettori su telefonate e conversazioni in pubblico, tirando in ballo i personaggi-chiave dell'inchiesta che a inizio settembre ha scoperchiato il mercato degli alloggi popolari e fatto scattare una serie di arresti eccellenti provocando un terremoto a Palazzo Carafa.
«Pressioni» e «sollecitazioni» che emergono dai dettagli dei due interrogatori di Monosi (difeso dagli avvocati Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi) davanti ai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carduci quando si parla delle case di via Potenza tirando dentro, oltre a Pasqualini, anche il senatore Marti.
Politici, ma non solo. «Per tali alloggi - dice Monosi ai pm - ho ricevuto pressioni anche direttamente da Monica Durante, portavoce di tale gruppo, che in un'occasione nei pressi del bar Carletto mi esibì un coltello». Si parte da qui per ricostruire quello che, nella versione di Monosi, sarebbe accaduto dopo. «Per tali ragioni e per dare sfogo a tali pressioni chiedi all'ufficio una soluzione che mi fu prospettata da De Salvatore che mi disse che si poteva fare una determina di individuazione anche se gli alloggi non erano ancora effettivamente disponibili mancando tutti gli allacci delle utenze».
È una delle vicende principali contenute dell'ordinanza di custodia cautelare d'inizio settembre e bisogna rileggerne i passaggi per comprendere le accuse mosse dalla Procura. De Salvatore - Sergio di nome - è il funzionario dell'ufficio Erp del Comune di Lecce. La Durante (ora ai domiciliari) viene descritta come «la capobanda» e come «avente il ruolo di collettore di voti per Pasqualini e per Monosi fornendo un contributo determinante alla vita dell'associazione assicurando la perpretazione del sistema di gestione e controllo dei consensi elettorali attraverso l'uso distorto degli strumenti previsti dalla normativa e realizzato in virtù della convergenza verso un fine comune delle azioni di tutti i sodali aventi poteri decisionali e comunque di influenza sull'adozione dei provvedimenti di competenza degli enti locali». È il sistema: voti in cambio di alloggi, l'accusa della Procura. Con gli indagati - amministratori e funzionari - accusati di aver assegnato in favore di una serie di persone «gli alloggi di nuova costruzione di via Potenza prima che gli stessi fossero effettivamente disponibili in quando privi di agibilità e abitabilità adottando una determina del 7 marzo 2014 firmata dal dirigente Paolo Rollo e concordata con Luca Pasqualini e Attilio Monosi sulla individuazione degli assegnatari utilizzando a giustificazione del provvedimento una nota priva di data ma protocollata il giorno precedente la determina a firma di Sergio De Salvatore». Un atto propedeutico, dunque, nel quale il funzionario Erp «segnalava falsamente che gli immobili erano già completi e segnalava l'opportunità di procedere ad individuazione degli assegnatari onde scongiurare fenomeni di occupazione abusiva». Carte false, come si dice in questi casi, per «favorire il gruppo degli amici di Pasqualini».
E qui si ritorna all'interrogatorio di Monosi che, tornando a parlare di via Potenza, entra nel merito di questi collegamenti: «Monica Durante è persona sicuramente sponsorizzata da Pasqualini e sua elettrice».
Monosi segna le distanze ma non per questo non le dà una mano, come dice nell'interrogatorio: «Dopo tali contatti con la Durante ammetto di averle pagato una bolletta e di averle dato dei biglietti delle giostre e comunque di essere intervenuto nelle questioni relative alle abitazioni di via Potenza da lei segnalate e di cui si fa cenno nelle conversazioni telefoniche». Il riferimento è ad un'intercettazione in cui, utilizzando il termine «nostri», si faceva riferimento alle proteste anche eclatanti di alcune persone quando la soluzione per gli alloggi non era ancora stata trovata. Con Monosi che, sempre davanti ai pm, si smarca dai colleghi di partito: «Il mio riferimento, nel corso della telefonata con Marti, riguardo al fatto che i soggetti di via Potenza sono nostri e che ci si stanno rivoltando contro deve intendersi che facevano parte del bacino elettorale della coalizione politica e sicuramente di Pasqualini. Non escludo che potessero essere anche elettori di Marti».
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