Piazza una fotocamera, lo scambiano per terrorista

Piazza una fotocamera, lo scambiano per terrorista
di Enzo SCHIAVANO
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Martedì 24 Ottobre 2017, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 22:11
È intento a installare una camera stenopeica, ma lo scambiano per un terrorista e chiamano i carabinieri.
È successo domenica pomeriggio nel parcheggio dell’ospedale civile “Ferrari” in via Giusti. Il presunto dinamitardo è Gianluca Belgrado, un ragazzo appassionato di questa speciale tecnica fotografica, già noto in città per la sua passione per l’astronomia e la fotografia. I carabinieri, avvertiti dalla segnalazione di un cittadino che pensava che stesse posizionando ordigni esplosivi, avevano già allertato gli artificieri. Gli accertamenti del caso, però, hanno subito chiarito che era tutto un equivoco. Il ragazzo se l’è cavata con un rimprovero da parte del maresciallo di turno.
La psicosi da attentato può tirare brutti scherzi.
«Nel parcheggio dell’ospedale ci sono tre persone che stanno mettendo delle piccole bombe sui pali. Ho preso il numero di targa dell’auto». La telefonata ricevuta dalla stazione dei carabinieri è partita da un cellulare alle 16 di domenica pomeriggio da un uomo che si trovava nei pressi del “Ferrari” o forse all’interno dello stesso nosocomio.
 
Il gruppo di “terroristi” era formato da un ragazzino di 17 anni, appassionato di astronomia e fotografia, da sua madre e dal nonno. Muniti di scala, filo di ferro e tronchesina i tre hanno attaccato due piccoli oggetti cilindrici ad altrettanti pali della luce.
Gli “ordigni” erano in realtà delle piccole lattine di bibita usate per una tecnica fotografica chiamata “Solargrafia”. Il ragazzo da anni le realizza e le posiziona in diversi punti della città, in campagna e nei paesi vicini. La tecnica consiste nel mettere all’interno della lattina una carta fotosensibile di fronte a un piccolo foro attraverso il quale penetra la luce solare. La lattina viene posizionata per diversi mesi. L’esposizione prolungata nel tempo della luce solare si riflette sulla carta fotosensibile che in questo modo registra il movimento del sole nel periodo. Il risultato finale è una foto prodotta dalla luce del sole.
La “strana attività” dei tre però è stata notata da qualcuno che lancia l’allarme. La segnalazione è talmente convinta che i carabinieri allertano addirittura gli artificieri. In poco tempo, però, grazie al numero di targa, i militari risalgono a Deborah Belgrado, proprietaria dell’auto, la mamma di Gianluca. Quando i carabinieri vanno a casa della famiglia Belgrado capiscono subito che si è trattato di un clamoroso equivoco perché il ragazzo è noto per questa passione ed era già stato notato in passato dagli stessi carabinieri. La psicosi da attentato tira brutti scherzi.
 
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