Carlo V, altro che Porta “Falsa”
«Potrebbe essere quella “regale”»

Carlo V, altro che Porta “Falsa” «Potrebbe essere quella “regale”»
di Ilaria MARINACI
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Martedì 2 Gennaio 2018, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 12:40
«La porta che si affaccia su piazza Libertini non è la porta falsa del Castello di Lecce». Lo sostengono due professori dell’Università del Salento, Paul Arthur, ordinario di Archeologia Medievale, e Benedetto Vetere, ordinario di Storia Medievale, da qualche anno in pensione. Entrambi, che studiano da tempo il castello, dove l’ateneo porta avanti campagne di scavo dall’inizio degli anni Duemila, contestano il nome attribuito all’ingresso che da pochi giorni, per volontà dell’amministrazione comunale e della Soprintendenza, è sempre aperto e permette l’attraversamento a piedi dell’antico maniero.
A sollevare la questione è stato Arthur con un post sul gruppo Facebook dell’associazione “Vivere Lecce”. «La porta del castello che apre su piazza Libertini – scrive il professore di origine inglese – viene continuamente riferita come “Porta Falsa” o “Porta del Soccorso” senza alcuna prova in merito».
La porta falsa è presente in vari castelli in tutta Europa. «Si tratta – spiega Arthur – di una porta secondaria, di soccorso, nascosta, collocata in un’area poco visibile, che permetteva l’uscita dal castello verso la città senza che eventuali nemici o aggressori potessero rendersene conto. Se la nostra fosse un ingresso di poca importanza, quindi, non avrebbe lo stemma che la sovrasta né l’aspetto monumentale che ha».
L’archeologo ipotizza anche dove potesse essere la porta falsa nel castello di Lecce. «Questo tipo di porte sono spesso controllate dai torrioni. Nei pressi della torre maestra, la cosiddetta torre Maria d’Enghien, ci sono due possibilità: una ancora aperta che io escluderei perché in età medievale, prima della ristrutturazione cinquecentesca, dava all’esterno della città, mentre un altro passaggio, ora chiuso, si affacciava in età medievale all’interno della cinta muraria, sul lato dove ora c’è l’Apollo. Questo potrebbe essere la porta falsa, mentre la porta principale o regale è quella che si affaccia su piazza Libertini, sovrastata dallo stemma, e la seconda porta che si apre verso la città è quella su viale XXV Luglio».
 
Anche Vetere non ha dubbi sul fatto che quella su piazza Libertini non possa essere la porta falsa. «Se così fosse – specifica, interpellato telefonicamente – non sarebbe sovrastata dallo stemma dell’imperatore, ma sono i documenti a dirlo. Non è una nostra interpretazione». Lo studioso fa riferimento a un registro del 1463 della Camera Sommaria, che riscuoteva le tasse per conto del principe Orsini del Balzo e pagava le spese di manutenzione degli edifici pubblici. Proprio in riferimento ad alcune spese di riparazione, si parla di “prima porta castri” (prima porta del castello), successivamente di “porta falsa” e, quindi, di “secundam portam introitus castri versus civitatem” (seconda porta d’ingresso al castello verso la città)”. «Il documento – precisa Vetere – si riferisce all’edificio medievale precedente alla ristrutturazione di Giangiacomo dell’Acaya. Ma si ipotizza che le porte cinquecentesche riproducano nella stessa posizione proiettata in avanti quelle medievali». Da questo si deduce, per Vetere, che «la prima porta o porta regia fosse quella che si affaccia su piazza Libertini, sovrastata dallo stemma, perché chi arrivava da Brindisi, soprattutto personaggi illustri, non potevano certo entrare da una porta che non fosse di rappresentanza. La seconda porta è quella che finora abbiamo usato come ingresso principale e dava verso la città, la terza, infine, è la porta secondaria, detta falsa».
Insomma, per i due professori, va rivista la denominazione dell’ingresso che si affaccia su piazza Libertini. Ora sta a Comune e Soprintendenza seguire o meno questa indicazione.
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