Carabiniere ucciso, in aula la figlia dell'imputato: “Avevamo una relazione”

Carabiniere ucciso, in aula la figlia dell'imputato: “Avevamo una relazione”
di Roberta GRASSI
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Martedì 21 Marzo 2023, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 20:22

“Sono stata l'ultima a sapere della morte di Silvano, l'ho saputo dal mio ex marito”. Elisabetta Aportone, 38 anni, di San Donaci, aveva una relazione con Silvano Nestola, il carabiniere ucciso a Copertino il 3 maggio del 2021. Del delitto risponde il padre della donna, Michele Aportone, 71nenne difeso dall'avvocato Franceca Conte.

Il movente nella relazione

Il movente sarebbe da ricercare nell'avversione della famiglia per la relazione che Elisabetta e Silvano avevano avviato.

Relazione che seguiva, è emerso in aula, alla fine “di fatto” dei rispettivi matrimoni. 

L'udienza

Ieri nell'udienza che si è celebrata dinanzi alla corte d'assise (presidente Pietro Baffa, a latere Maria Francesca Mariano) ha parlato la donna rispondendo alle domande dell'accusa, sostenuta dal pm Alberto Santacatterina, della difesa e degli avvocati di parte civile: “La mia famiglia era a conoscenza della relazione, ero infatuata. Ma poiché in passato ho avuto un brutto incidente (il riferimento è a un momento di forte scoramento, ndr.) mia madre mi controllava continuamente. Non era contenta della relazione, ha tanta paura del mio stato psicologico. Mio padre invece diceva che se ero felice, andava bene così”. La donna ha anche detto di aver saputo dai giornali, dopo il delitto,  di essere stata monitorata negli spostamenti dai genitori.


Ha scelto di parlare, nonostante da congiunta dell'imputato avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere: scelta fatta invece dal fratello e dall'ex marito. Sono stati poi ascoltati un carabiniere amico della vittima e una amica di Elisabetta Aportone che ha raccontato le confidenze ricevute in quel periodo dalla donna: “Dopo quello che è successo, mi ha detto di sentirsi anche lei una vittima”.

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