Canile comunale nel degrado: nei guai dirigente e funzionari

Canile comunale nel degrado: nei guai dirigente e funzionari
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 5 Ottobre 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 16:39
Nessuna attenzione all’esigenza di tenere i cani in un ambiente pulito, curato, sicuro, attrezzato ed adeguato al bisogno di avere attorno uno spazio in cui muoversi.
Nessuna attenzione per il “Canile sanitario comunale” di via San Nicola. Sia prima del sequestro che nei mesi e negli anni successivi. Nonostante le tante sollecitazioni del Servizio Veterinario della Asl e dell’associazione “Nuova Lara”. Per questo l’inchiesta della Procura di Lecce contesta l’ipotesi di reato di omissione di atti d’ufficio ai tre dipendenti di Palazzo Carafa, individuati come responsabili della gestione del canile.
Inchiesta chiusa quella del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e dei carabinieri della Forestale, con le notifiche degli avviso agli indagati. Si tratta di Fernando Buonocuore, 52 anni, di Lecce, dirigente del settore Ambiente, Igiene e Sanità del Comune di Lecce (difeso dall’avvocato Viviana Labbruzzo). Di Ivan Vernich, 60 anni, di Lecce, nelle vesti di funzionario coordinatore de settore Randagismo rimasto in carica fino al 12 novembre del 2015 (difeso dagli avvocati Luigi e Roberto Rella); e del suo successore Cataldo Cannillo, 58 anni, di Lecce.
Ognuno di loro, per le proprie competenze ed i propri doveri, avrebbero ignorato le emergenze sanitarie e di sicurezza della struttura sequestrata il 28 febbraio del 2013 e sulla quale restano ancora i sigilli. La ricostruzione degli inquirenti non ha concesso sconti ed attenuanti agli indagati, che ora avranno l’opportunità di difendersi e di fornire una diversa lettura dei fatti, chiedendo gli interrogatori o depositando delle memorie.
Al momento rispondono di non aver adottato i provvedimenti consentiti dagli incarichi ricevuti dal Comune di Lecce, per affrontare una situazione di grave emergenza sanitaria ed ambientale che si sarebbe creata nella struttura di via San Nicola: cani un ambiente incompatibile con la loro natura e fonte di gravi sofferenze. La salute del personale esposta a pericoli per il sovraffollamento, tenuto conto che nel corso del sequestro i carabinieri della Forestale contarono 160 animali a fronte di una capienza di 40.
 
Le osservazioni critiche hanno toccato anche la mancanza di condizioni igieniche-sanitarie della struttura, il pericolo di crollo e la possibilità di diffusione di malattie infettive-parassitarie.
Numerose le sollecitazioni del servizio Veterinario della Asl, indicate nell’inchiesta: a cominciare da quella del 10 maggio del 2013, a tre mesi dal sequestro. A cui seguirono quelle del 22 novembre e del 16 dicembre, del 7 febbraio 2014, del 7 luglio, dell’8 aprile 2016 e del 7 giugno 2017.
Solleciti ad adottare provvedimenti, risalenti a dieci anni prima del sequestro. Lo fece rilevare il giudice per le indagini preliminari, Carlo Cazzella, nel decreto con cui dispose l’applicazione dei sigilli: «Nonostante i vari solleciti della Asl nel corso degli anni, l’amministrazione comunale non solo ha provveduto ad imporre una gestione del canile secondo i criteri previsti dalla normativa del settore, ma anche omesso di effettuare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria necessari per evitare che la struttura diventasse fatiscente e persino pericolosa sia per gli animali che per il personale. Al riguardo è sufficiente richiamare la recente nota inviata dall’associazione “Nuova Lara” e le varie segnalazioni Asl già a partire dal lontano 2003, evidentemente mai prese in debita considerazione dai competenti organi del Comune».
 
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