Briatore: «Nel Salento investimento ancora in piedi»
L'attacco: «Tenetevi treccioline e impasticcati»

Briatore: «Nel Salento investimento ancora in piedi» L'attacco: «Tenetevi treccioline e impasticcati»
di Nicola QUARANTA
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Maggio 2017, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 20:54

Molla tutto. Anzi no: resta. «Al Twiga di Otranto è stato fatto un sequestro preventivo, hanno chiesto di lasciare il cantiere aperto per i periti. Sarà per una settimana, non di più. Spero che torneremo presto a lavorare». Al “Tg Zero” di Radio Capital Flavio Briatore torna a parlare del sequestro preventivo del suo nuovo locale a Otranto. «Se è un investimento ancora in piedi? Certo, fatto da imprenditori di Otranto, non direttamente da me. Se aprirà? Sicuramente sì. I miei soci a Otranto hanno fatto un iter burocratico di un anno e mezzo prima di iniziare i lavori, e sono confidente, mi hanno garantito di aver avuto un parere favorevole di 11 enti. Mettere in discussione il Twiga vuol dire mettere in discussione tutto quanto l’investimento». E poi chiarisce: «Ho detto nei giorni scorsi che voglio andare via dall’Italia. Vuol dire che se qualcuno è interessato ad acquistare quello che ho in Italia sono venditore, tutto qui».
Di fatto un passo indietro, tra un fiume di parole, di concetti. Analisi e sfogo.
“Quando un italiano vede passare una macchina di lusso il suo primo stimolo non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme”. Mai citazione di Indro Montanelli fu più condivisa da Briatore. «E’ vero. Io non ho mai avuto una bella macchina quindi non me le hanno mai tagliate», esordisce il manager piemontese, ospite del salotto di Bruno Vespa. Tema del giorno, gli italiani e il “lusso”. Al centro del dibattito il turismo in Puglia, in tutte le sue forme. E le parole di Briatore sono l’ennesima sfida. «Se volete alzare l’asticella bene. Altrimenti tenetevi i turisti in sacco a pelo che si impasticcano e dormono sulle spiagge di Gallipoli».
Effetti e riflessi collaterali del sequestro probatorio, per presunti abusi edilizi, dello stabilimento balneare Twiga Beach club, eseguito nei giorni scorsi a Otranto dai carabinieri (forestali e sezione di polizia giudiziaria), in collaborazione con la polizia provinciale. Dai sigilli, quasi ai titoli di coda. Titolare del marchio Twiga, Briatore aveva dapprima sbattuto la porta, tirandosi fuori dal progetto, rinunciando ad investire, il suo j’accuse, in una regione che, ingabbiata dalla burocrazia, non è in grado di garantire agli investitori la certezza del diritto. Per poi passare all’attacco.
Ieri, poi, il ripensamento. Sebbene preceduto dall’ennesimo grido di dolore: «Per il turismo del lusso, il suo sfogo, non c’è posto in Puglia. E neppure nel resto dell’Italia», i concetti rilanciati a “Porta a porta”. E con toni ancora più forti: «Continuate pure a godervi “riccioli e treccioline, se vi sta bene. Ma il turismo è altro. Ci vorrebbero masserie da riqualificare, un brand internazionale. Oggi il brand non è la Puglia. Lo è semmai “Masseria Borgo Egnazia”. Ma parliamo dell’esperienza eroica di un imprenditore, non della programmazione di una regione», sintetizza il manager piemontese, rivolgendo lo sguardo all’imprenditrice Marisa Melpignano, moglie dell’indimenticabile avvocato fasanese Sergio Melpignano, fondatore del resort extra lusso, oggi tra i fiori all’occhiello della ricettività pugliese. «Alla Puglia non servono nuovi alberghi da mille posti, ma norme che consentano ad esempio di riqualificare, ammodernare e ampliare, per fini turistico ricettivi, le antiche masserie, patrimonio storico culturale della nostra regione. È chiaro che senza permessi non si va avanti e non si cresce», conferma la Melpignano. Parole che risuonano nella settimana più difficile per le sorti del Twiga. E che, all’indomani, riaccendono il dibattito sul tema.
«Credo sia necessario - rilancia il consigliere M5S Cristian Casili - precisare alcuni aspetti: il turismo pugliese non è una scoperta dell’ultimo anno, e non sarà certo Briatore a dirci quali modelli dobbiamo perseguire. Già 10 anni fa qualcuno parlava di “Rinascimento pugliese” riferendosi al distretto degli hotel di lusso che nascevano in Valle d’Itria e nell’immediato entroterra brindisino».
«Alcuni virtuosi imprenditori pugliesi - prosegue - hanno ben compreso l’importanza di questa sfida e hanno investito recuperando antiche masserie nel pieno rispetto della nostra identità che ci rende unici a livello internazionale, ragion per cui hanno deciso di non ragionare per modelli standardizzati da replicare in ogni dove senza per questo rinunciare al lusso».

Non ci sta il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo: «Tutto ciò rivela chiaramente una miopia di fondo di chi non considera adeguatamente il valore che una realtà come il Twiga possa generare a tutto il segmento del territorio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA